Si dice che il calcio piaccia tanto agli uomini perché sia simile alla guerra. E se schemi e formazioni possono essere assimilati alla tattica bellica, di certo non può mancare una sezione apposita per lo scontro corpo a corpo. Le cronache sportive e i siti internet come Youtube, infatti, sono pieni di racconti e video su risse ed episodi violenti. Giocate, goal e numeri pazzeschi sono parte integrante del repertorio di un campione come Zlatan Ibrahimovic. Repertorio che però comprende anche intemperanze e gesti non esattamente sportivi. L’ultimo ieri: Ibra che si nasconde dietro Nocerino e, fingendo di abbracciarlo, lascia andare la mano e rifila un misto tra pugno e ceffone al napoletano Aronica. Per l’attaccante del Milan ‘pugno duro’ della giustizia sportiva: tre giornate di squalifica.
Un habituè del cazzotto lo svedese: giusto un anno prima di Aronica, il malcapitato era stato Marco Rossi, difensore del Bari, che dopo un contrasto aereo si è beccato un pugno nello stomaco dall’attaccante. E basta pensare all’occhio nero sfoggiato dal difensore francese Jonathan Zebina, nel suo periodo juventino, per ricordare un altro ‘colpo’ di Ibra. Dell’episodio non sono disponibili video: i due erano compagni di squadra e la colluttazione era avvenuta in allenamento, ma la botta è ampiamente documentata sul libro dello svedese. Se Ibrahimovic è uno dei calciatori più propensi a rifilare pugni, l’ex barese Marco Rossi sembra invece una calamita per i colpi altrui. Non solo Ibra infatti, ma anche il difensore romeno dell’Inter Christian Chivu ha rifilato un destro a Rossi, mostrando però sincero pentimento all’indomani dell’episodio, dichiarando di sentirsi “un uomo di m…”.
Sarebbe un’offesa a Paolo Montero, uruguayano ex difensore della Juventus, parlare di pugni e pallone senza ricordarlo. Soprannominato “l’uomo delle pigne”, lo stopper viene ricordato per la sua durezza e per le sue massime, del tipo “o passa la gamba o passa il pallone, entrambi no”. Memorabili le espressioni del viso che preannunciavano che di lì a poco Montero avrebbe tirato una ‘pigna’, come quella all’ex interista Gigi Di Biagio. Sudamericano, fumantino e juventino: lo stesso profilo di Mauro German Camoranesi (argentino di nascita ma campione del mondo con l’Italia), giocatore dotato di un immenso talento ma anche di un carattere non proprio riflessivo. Celebri molti suoi fallacci nel campionato italiano, ma il meglio, in termini di risse e cazzotti, sembra lo stia dando ora, a fine carriera, in Argentina, con la maglia del Lanus. Sull’altra sponda di Torino, quella granata, giocava invece Gustavo Giagnoni, difensore, che poi avrebbe avuto una lunga carriera di allenatore. In un derby del ’73 non gradì le offese e gli applausi ironici di Causio, ala juventina, soprannominato ‘Barone’, e gli sferrò un pugno in pieno volto (vedi il racconto di Giagnoni).
Scherzare con l’avversario sbagliato, come sperimentato da Causio, può avere effetti molto deleteri: il funambolo brasiliano – ed ex di Fiorentina e Napoli – Edmundo (detto o’animal) lo avrà capito durante la partita di Copa Libertadores tra Flamengo (la sua squadra) e Velez, beccandosi un paio di ‘castagne’ spaventose dal difensore avversario Zandona.
Potendo scegliere non ci sarebbero molti dubbi: tipi duri come Montero, Ibra o Giagnoni è meglio averli come compagni di squadra che come avversati. Tuttavia potrebbe non bastare, come dimostra l’esultanza del barese Caputo che dopo un goal esulta con un destro al volto del compagno di squadra Belmonte. Il minimo della squalifica, per gesti violenti come questi, è di tre giornate, a seconda del referto dell’arbitro. Ma attenzione: può capitare anche di trovare direttori di gara poco propensi alla reprimenda e capaci di rispondere ai giocatori indisciplinati colpo su colpo, letteralmente, come dimostrano alcuni incontri delle leghe minori sudamericane. Che il calcio non sia uno sport da donnicciole sembra chiaro, anche se probabilmente questa affermazione non troverebbe d’accordo la calciatrice americana Elizabeth Lambert. Per niente d’accordo.