“Ci sono state irregolarità e, sebbene non infici il risultato finale, c’è qualcuno che ha pagato stranieri per andare a votare alle primarie del centrosinistra”. Il segretario del Pd di Piacenza, Vittorio Silva, non ha dubbi: alle primarie che dovevano indicare il candidato sindaco del centrosinistra alle comunali del 2012 c’è chi ha giocato sporco. Lo stesso responsabile del Pd piacentino racconta di essere stato testimone di una serie di irregolarità – a cui hanno assistito anche alcuni cronisti – e parla della possibilità di “voto di scambio, con gente che fotografava la propria scheda elettorale e la cui preferenza veniva comprata con 5 euro“. I dirigenti piacentini non mascherano quindi l’ipotesi di brogli nella città di Pierluigi Bersani dove lo stesso segretario nazionale si è recato al voto e le irregolarità emerse durante il voto gettano fango sulle prime, vere primarie del centrosinistra dal 2005, anno della scelta di Romano Prodi premier.
Ma la cronaca delle primarie di ieri, quando 7.453 piacentini si sono recati alle urne, è convulsa. Tutto inizia di prima mattina, poco dopo le 8,30 nel seggio allestito in centro storico, quando viene segnalata la presenza di un folto gruppo di ecuadoriani e peruviani che fotografano con il telefonino la propria scheda elettorale già votata. Un meccanismo che mette in allarme alcuni dei volontari del Pd e lo stesso segretario democratico, che invitano i sudamericani a riporre i telefoni cellulari. Dal seggio del centro storico si passa quindi alle verifiche sugli altri otto seggi disseminati per la città cercando di circoscrivere episodi del genere.
Una pratica che, però, con il passare delle ore diviene consuetudine proprio all’onbra di palazzo Gotico. Alcuni filmati amatoriali riprendono quindi gli spostamenti dei sudamericani sino a fuori dal seggio: gli stranieri, completate le operazioni di voto, incontrano all’angolo di una delle vie del centro almeno due uomini italiani che cedono qualcosa (soldi?) in cambio di una “occhiata” al cellulare per appurare che il voto inserito nell’urna sia giusto.
Attorno a mezzogiorno, stando ai racconti dei testimoni, è quindi lo stesso segretario del Pd ad affrontare i due italiani per cercare di chiarire la situazione. Ma, di tutta risposta, volano insulti e spintoni. Gli appostamenti attorno al seggio di viale Garibaldi continuano dopo pranzo. Questa volta ai sudamericani non viene più richiesta la fotografia sul telefonino, ma l’attestato di voto.
Stesso angolo, stessa storia. Due uomini italiani, sempre gli stessi, che incontrano i sudamericani dopo il voto e scambiano qualcosa. Nonostante i partiti del centrosinistra non si sbottonino – anche se si sono espressi tutti con parole di condanna – i muri della città di Piacenza hanno già un colpevole: l’Italia dei valori. “Idv uguale mafia” recita un graffito apparso questa mattina nella centralissima viale Risorgimento. “Idv vergogna” e soprattutto “un voto per Raggi uguale 5 euro”.
E proprio sul candidato dell’Idv, Samuele Raggi, si sta scatenando una bufera che sembra avere poco a che fare con le nuove geometrie politiche in vista delle elezioni. Dopo l’ammissione del segretario del Pd che “qualcosa è andato storto” e quello di Rifondazione, Roberto Montanari, che ipotizza la presenza di“criminalità organizzata” nel reclutamento dei sudamericani, a seggi chiusi si è cercato di tirare le somme e prima dello scrutinio è stata convocata d’urgenza una riunione del centrosinistra.
L’Idv minimizza: “Non credo e non mi risulta che ci sia qualcosa che sia andata per il verso sbagliato” ha detto il segretario provinciale Sabrina Freda. Ma gli altri partiti non sono della stessa idea. Anzi. “Il voto potrebbe essere stato condizionato. C’è gente che faceva fotografie e chi avrebbe ceduto 5 euro a voto” attacca l’establishment democratico. Che non si ferma e annuncia un esposto in Procura.
I voti spostati dai presunti brogli potrebbero non superare le 200 unità ed il risultato finale delle consultazioni a sei (Paolo Dosi, Francesco Cacciatore, Gianni D’Amo, Samuele Raggi, Luigi Rabuffi e Marco Mazzoli) che ha portato alla vittoria proprio Dosi con 3005 voti, 500 in più rispetto a Cacciatore arrivato secondo, non dovrebbe essere ribaltato.
“Ci sono però gli elementi per ipotizzare reati penali – continua il segretario del Pd in accordo con le altre forze politiche del centrosinistra – e stiamo verificando attentamente fonti e prove (da video a fotografie) che ci permettano di chiarire questa gravissima vicenda e punire i responsabili”. Non solo sul piano giudiziario, questo è chiaro, ma anche e soprattutto sul piano politico.