Ho letto con stupore molti commenti che hanno attaccato la sentenza della Cassazione sullo stupro di gruppo.

Infatti, leggendo la sentenza della Cassazione (e quella della Corte Costituzionale cui essa si richiama), non soltanto si vede che non c’è nulla da allarmarsi (cioè i condannati per stupro di gruppo non verranno lasciati in libertà, come alcuni hanno invece capito) ma si rilevano anche le ragioni della decisione della Cassazione, che riguarda gli accusati, cioè coloro per i quali la  Costituzione stabilisce la presunzione di innocenza. Costoro potranno essere tenuti anche solo agli arresti domiciliari qualora non ricorrano le condizioni per la carcerazione preventiva.

L’esperienza dimostra che un accusato non è colpevole solo perché lo dice il suo accusatore e tutti sappiamo che ci sono state persone accusate di stupro di gruppo scagionate poi da prove del dna, ma i non colpevoli sono rimasti oltre un mese in prigione. Vorreste essere al loro posto?

La Cassazione ha fatto riferimento, per la sua decisione (sentenza n. 4377 / 2012), alla precedente sentenza 265/2010 della Corte Costituzionale che ha richiamato il principio di inviolabilità della libertà personale (art. 13 della Costituzione) e soprattutto quello della presunzione di non colpevolezza (art. 27, secondo comma, Costituzione) come limiti alla carcerazione preventiva, ricordando che “le restrizioni della libertà personale dell’indagato o dell’imputato nel corso del procedimento debbono assumere connotazioni nitidamente differenziate da quelle della pena, irrogabile solo dopo l’accertamento definitivo della responsabilità“.

In quella sentenza, la Consulta dichiarava l’illegittimità costituzionale dell’articolo di legge contenuto nelle Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori dove prevedeva che l’unica ipotesi di custodia cautelare per gli accusati di stupro fosse quella in carcere.

Si trattava sì di un altro reato (stupro invece che stupro di gruppo) ma in quella sentenza la Corte Costituzionale evidenziava l’eccezionalità del caso di delitti di mafia, per i quali si prevede la sola misura della carcerazione preventiva, carcerazione che è stata sottoposta al vaglio Corte dei diritti dell’uomo (che l’ha accettata per la peculiarità del delitto) proprio per il vulnus che essa porta alla libertà personale.

Quindi la Cassazione ha potuto estendere allo stupro di gruppo il ragionamento della Corte Costituzionale perchè se la custodia cautelare in carcere può essere prevista come unica misura soltanto per i reati di mafia, non può esserlo per tutti gli altri reati, compreso lo stupro di gruppo.

Ora, qualcuno ha eccepito che il provvedimento della Cassazione non è “tecnicamente corretto”. Questo perchè la Cassazione dovrebbe stabilire l’illegittimità delle sentenze, non delle leggi, compito che spetta alla Corte Costituzionale, tuttavia si tratta di una osservazione cavillosa e non significativa, per quanto appena illustrato. Fra l’altro, in una nota successiva alle critiche alla sentenza, la Cassazione ha evidenziato che se invece avesse sottoposto la questione di legittimità alla Corte Costituzionale, i tempi tecnici avrebbero portato alla rimessa in libertà degli accusati. Forse è questo il risultato che si preferiva ottenere?

Ogni donna (o uomo) potrebbe essere vittima di stupro ma ogni uomo (o donna) potrebbe pure essere accusato ingiustamente, anche in buona fede. Chi sia vittima di stupro di gruppo non trarrebbe alcun vantaggio dalla carcerazione di persone innocenti, mentre il giudice potrà comunque disporre la carcerazione preventiva per gli accusati di stupro di gruppo ove ne ravvisi la necessità.

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