Sergio Blasi contro Michele Emiliano, Raffele Fitto contro Alfredo Mantovano. Le strategie future del Pd in vista del dopo Vendola (e, perché no, del dopo Monti) e la leadership del Pdl nei congressi, dove non sono mancate strane vicende, come quella delle 140 tessere ‘a loro insaputa’ emersa a Bari. Che si parli di centrodestra o centrosinistra, quello che sta vivendo la politica pugliese è un momento di grandi movimenti politici, con vecchie alleanze che vacillano e nuove che fanno saltare equilibri apparentemente consolidati. Minimo comune denominatore il carattere interno degli scontri: più lotte intestine che semplice dialettica tra colleghi di partito.
NEL PARTITO DEMOCRATICO E’ SCONTRO PER IL DOPO VENDOLA
Quando è arrivato, all’improvviso, ha rubato la scena anche al Presidente della Camera. Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente regionale del Pd, ieri sera è stato accolto con un applauso dal popolo che all’hotel Tiziano, a Lecce, era intento ad ascoltare Gianfranco Fini, lì non nella sua veste istituzionale ma in quella di leader di partito. “Sono venuto apposta da Bari per salutarlo – ha detto Emiliano – e non soltanto perché è la terza carica dello Stato. Dopo l’evento pubblico, abbiamo avuto un colloquio privato di mezz’ora. C’è un rapporto personale tra me e lui. Inoltre, in consiglio comunale a Bari il Terzo Polo è già in maggioranza. O meglio, sia Api che l’Udc lo sono. Fli si è costituito di recente e ci stiamo relazionando bene”.
Ma la presenza di Emiliano in prima fila, accanto all’europarlamentare finiano Salvatore Tatarella e alla senatrice di Io Sud Adriana Poli Bortone, non ha lasciato proprio indifferenti i democratici di Puglia. “Si sa com’è il sindaco di Bari, lui gira. Va un po’ al congresso di Sel, un po’ a quello del Pdl, ora da Fli. Noi, invece, siamo intenti a lavorare su un altro obiettivo, quello di isolare il Pdl e allargare all’Udc. Tutti dovrebbero essere impegnati a far questo. Ci sembra, al contrario, che Emiliano sia volubile, che ogni tanto cambi rotta”. Autore della tiratina d’orecchie è direttamente il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi. Che tra lui e il ‘suo’ presidente non ci sia empatia è noto. Ma Blasi nega che sulla pelle del partito stia man mano maturando uno strappo. “Solo punti di vista diversi. Lui crede nel leaderismo e nel personalismo, io no. E poi Emiliano non ha sue liste. Ha dichiarato che le organizzerà solo se glielo chiederà il Pd. Non lo faremo. Ad ogni modo, non ci sono le regionali alle porte”.
Blasi anticipa la domanda e questo tradisce nervosismo. I motivi della capatina leccese di Michele Emiliano, infatti, non si esauriscono solo nei confini politici del consiglio comunale del capoluogo. Di mezzo c’è, appunto, la questione regionale, la corsa al dopo Vendola, per cui Emiliano sta già scaldando i muscoli. Di più. Di mezzo c’è anche il progetto della lista civica nazionale lanciato proprio dal sindaco. “Il suo presupposto – spiega Emiliano – è che Pd, Idv e Sel riusciranno forse a vincere le prossime elezioni, ma non avranno la forza politica necessaria per attuare le riforme di sistema. Moltissime sono le persone che si interesserebbero ad un progetto del genere, se i suoi testimonial fossero non solo uomini di partito, ma anche grandi personalità della cultura o della scienza. La civica nazionale dovrebbe essere promossa da Pd, Idv e Sel, rispettare il programma della coalizione e far confluire tutte le forze in un unico gruppo parlamentare alla Camera e al Senato. Solo così i tre partiti potrebbero essere tanto forti da immaginare di costruire un accordo con il Terzo Polo, senza che i democratici subiscano l’aut aut dell’Udc, il suo ‘o con me o con Sel’, che sta portando il mio partito a polverizzarsi”.
Blasi, però, bacchetta: “Di civico abbiamo già il Pd e basta quello. Se poi un iscritto costituisce un movimento suo, come dice lo statuto, è fuori dalle regole e fuori dal partito. Vedremo. Ne discuteremo a livello nazionale”. Parole che non scendono giù al sindaco di Bari, che replica a distanza: “De Magistris e Vendola sono d’accordo, solo il Pd ancora non si pronuncia nel merito. Se poi la mette su questo piano, allora è davvero un partito finito”.
NEL PDL SFIDA PER LA LEADERSHIP TRA PEZZI DA NOVANTA
Ma Michele Emiliano e Sergio Blasi non sono gli unici fratelli coltelli di Puglia. Nel Pdl, i conterranei Raffaele Fitto e Alfredo Mantovano hanno abbandonato il fioretto e dissotterrato la sciabola. Si combatte a muso duro per i congressi. L’ex ministro agli Affari Regionali si è aggiudicato quello per l’elezione del segretario cittadino barese. La sua corrente, tuttavia, ha sì vinto, ma non convinto. I mantovaniani, secondo le previsioni, non avrebbero dovuto superare il tetto del 10 per cento. Invece, hanno sfondato quello del 33 per cento. “Da una parte c’erano tutti i parlamentari e i consiglieri regionali della città, tranne Lanzillotta – puntualizza l’ex sottosegretario – dall’altra solo due consiglieri comunali e un consigliere circoscrizionale. Ora non esistono più sudditanze o timori reverenziali. Questo fa pensare ad uno stop definitivo a scelte imposte dall’alto”.
Mantovano incita la base a scrollarsi di dosso l’egemonia di Fitto, il quale, da parte sua, non ha fatto mancare i colpi bassi. Così è stata letta la candidatura di Antonio Gabellone al congresso provinciale di Lecce del prossimo fine settimana. Gabellone, che corre in quota Fitto, di quella Provincia è già il presidente. “Fitto ha scelto di candidare un’istituzione e questo non potrà non avere ripercussioni anche sulle amministrative di maggio” ha tuonato l’ex sottosegretario. Che a sua volta ha calato il suo asso nella manica, il consigliere regionale Saverio Congedo. Con queste premesse, sarà proprio Lecce il vero campo di battaglia del Pdl in Puglia. “Se ne vedranno delle belle” scommettono gli anti- Fitto, che hanno come punto di riferimento anche Gaetano Quagliarello.
Di certo c’è che, qualunque sarà il risultato, lo strappo, anche qui, è già in atto e si è già pronti a impugnare la lente d’ingrandimento per passare al setaccio nomi e indirizzi dei tesserati. Si vuole evitare, insomma, che si ripeta lo scandalo prima di Vicenza, poi di Milano, infine di Bari, quello cioè delle tessere false. Tra i seimila iscritti del capoluogo pugliese, infatti, 139 sono risultati tutti residenti al civico 10 di via Colaianni, in un ufficio. A portare a galla l’anomalia, che potrebbe aver falsato l’elezione di Filippo D’Ambrosio Lettieri alla segreteria cittadina, sono stati Filippo Melchiorre e Massimo Posca, esponenti della mozione di minoranza. A completare il quadro, Fabio e Mingo di Striscia La Notizia. A loro, infatti, una delle persone dell’elenco ha dichiarato di non aver mai abitato in quel sottoscala e di non aver mai sottoscritto la tessera del partito. “L’indirizzo corrisponderebbe alla sede di un’associazione”, ha replicato l’onorevole pidiellino Francesco Paolo Sisto. E invece i due inviati hanno scoperto che si tratta di uno studio di consulenza, il cui responsabile è stato categorico: “Sono rimasto sorpreso quando hanno tentato di consegnare qui le tessere. Infatti questa non è un’associazione”.