Visto che va così di moda parlare di spread, sappiate che l’incidenza economica della corruzione in Italia è calcolabile attorno al 5% degli interessi del debito pubblico. E’ come se ogni italiano pagasse un pizzo, una tassa occulta sulla corruzione. E’ solo uno degli aspetti e delle preziosissime informazioni dell’analisi del magistrato antimafia Roberto Scarpinato (autore con Saverio Lodato di un libro che consiglio a chi l’avesse perso: “Il ritorno del Principe“, Chiarelettere). Dove si spiega tra l’altro come mai in Italia la illegalità è diventata legale e come la criminalità fa parte del sistema di potere al punto che la storia della criminalità in Italia coincide con la storia d’Italia tout court. E come la questione criminale sia inscindibile da quella della democrazia.
“Fino agli inizi degli anni novanta la corruzione sistemica veniva finanziata tramite l’inflazione. La dilatazione senza limiti della spesa pubblica consentiva di foraggiare gli enormi costi della corruzione e di alimentare giganteschi circuiti clientelari. Basti pensare che il giro d’affari della corruzione aveva generato un indebitamento pubblico tra i 150.000 e i 250.000 miliardi con 15.000-25.000 miliardi di relativi interessi annui sul debito. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo era saluto dal 60 % del 1980 al 118 % del 1992, il deficit di bilancio all’11%. Eravamo abissalmente lontani dai parametri di Maastricht, tagliati fuori dall’Europa e a un passo dalla deriva argentina. Il 16 settembre 1992 il valore della lira crollò a tal punto da costringerla a uscire dal sistema monetario europeo.
I rigidi parametri economici imposti dal trattato di Maastricht hanno fatto venire meno la possibilità di finanziare la corruzione con la dilatazione a gogo della spesa pubblica e con l’inflazione. A questo punto le modalità di sfruttamento conosciute e classiche hanno lasciato il posto a nuove forme ancora più pericolose. …
A causa della riduzione delle risorse esterne – cioè una spesa pubblica dilatabile senza limiti – il sistema corruttivo ha iniziato ad attaccare le riserve interne. In altri termini ha iniziato a nutrirsi del tessuto connettivo del corpo sociale, mediante il progressivo e programmatico smantellamento dello stato sociale e il trasferimento delle risorse a potentati e lobby private. Questa complessa ristrutturazione si declina su vari versanti: uno dei più importanti è quello delle privatizzazioni all’italiana, palesi e occulte, un altro quello della predazione dei fondi nazionali ed europei destinati allo sviluppo”.
E poi i monopoli che diventano oligopoli privati, la sanità, la rapacità di certi gruppi, sempre i soliti, che si spartiscono la torta.
Ne abbiamo parlato ieri sera con Scarpinato medesimo e Leoluca Orlando alla London School of Economics di Londra, in un incontro organizzato dagli studenti dell’Italian Society (grazie a Niccolò Regoli) e dall’Idv di Londra (grazie a Manfredi Nulli). Sarà mai possibile cambiare qualcosa? Nella dedica sulla mia copia del libro Scarpinato ha scritto: con rabbia e speranza. Due sentimenti che vorrei condividere con i lettori.
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