Prima saluta la Corte con quello che l’avvocato definisce “un tipo di saluto fascista”, poi afferma che merita una “medaglia d’onore” per il massacro del 2011. E la Corte conferma il carcere per Anders Breivik, l’uomo di 33 anni che ha ripetutamente confessato di essere l’autore dei due attacchi terroristici in Norvegia. Breivik, che appartiene all’estrema destra, alle 15.26 del 22 luglio scorso ha fatto esplodere una bomba nel quartier generale del governo a Oslo, uccidendo 8 persone e ferendone altre. Circa due ore più tardi il secondo attentato. Un uomo armato e vestito da poliziotto, che è stato poi identificato in Breivik, ha aperto il fuoco su di un campo di giovani organizzato dalla Auf, un’organizzazione del Partito Laburista norvegese, socialdemocratico, sull’isola di Utøya, nel lago Tyrifjorden. Una strage: 69 ragazzi uccisi.
Ieri Breivik è apparso sorridente e compiaciuto davanti alla Corte di giustizia per un’udienza in merito alla sua detenzione in carcere. Durante l’udienza viene fotografato con entrambe le braccia alzate in quello che l’avvocato definisce un tipo di saluto fascista. In effetti, essendo ammanettato, sarebbe impossibile alzare un solo braccio nel classico saluto fascista o nazista. Poi Breivik ha detto al giudice che dovrebbe essere rilasciato e che merita una medaglia all’onor militare “per il suo lavoro contro i traditori del Paese” nella lotta contro “la colonizzazione islamica della Norvegia“, suscitando le risate derisorie dei familiari delle vittime. Più o meno le stesse parole che ha pronunciato al tempo dell’arresto, quando ha affermato di aver attaccato il partito laburista perché “il prezzo del tradimento è quello che dovevano pagare”. Breivik afferma anche che gli attacchi terroristici sono “mosse preventive” e che ha agito per autodifesa culturale. “Gli abitanti di etnia norvegese a Oslo diventeranno una minoranza nel giro di pochi anni” ha detto.
Nonostante le confessioni, Breivik si è dichiarato innocente per non aver commesso alcun tipo di crimine. Il suo avvocato, Geir Lippestad, ha detto che queste affermazioni preannunciano quello che dirà al tempo del processo, che comincerà il prossimo 16 aprile e si dovrebbe protrarre per 10 settimane, fino alla fine di luglio. Nel manifesto di 1520 pagine in inglese intitolato “2083. Una dichiarazione di indipendenza dell’Europa“, che Breivik ha messo online poco prima degli attacchi e si può leggere per intero in pdf, l’uomo afferma di essere un “operativo” agli inizi di una violenta rivoluzione europea conservatrice e cristiana guidata da un nuovo gruppo di Cavalieri templari, rifondato a Londra. Parla di una rete transnazionale di templari con almeno nove fondatori, composta da cellule autonome e indipendenti. Scrive di aver ha pianificato oltre 60 anni di lotta contro il multiculturalismo, fino a che i templari prenderanno il controllo dell’Europa. Il manifesto descrive anche meticolosamente gli anni di preparazione agli attacchi e presenta un’argomentazione quasi in stile accademico contro quella che chiama il multiculturalismo marxista e la colonizzazione islamica. Essere arrestato, dice Breivik, è parte del piano. “Il vostro arresto segnerà l’inizio della fase di propaganda”, scrive, “il vostro processo vi offrirà un palcoscenico per il mondo”.
La Corte riconosce che la questione della salute mentale di Breivik rimane un problema e nota che non potrà essere condannato al massimo della pena per i crimini commessi se verrà riconosciuto incapace di intendere e di volere. Ciò nonostante, trova il fondamento legale per tenerlo in carcere per i prossimi due mesi, fino al processo, e la pubblica accusa afferma che se Breivik verrà riconosciuto insano di mente verrà chiuso in un ospedale psichiatrico. A novembre gli psichiatri hanno stabilito che Breivik al tempo degli attacchi e durante le 13 interviste fattegli in seguito da esperti era paranoico e schizofrenico. Le ultime pagine del manifesto sono dedicate alle sue fotografie in tenuta di combattimento, con la tuta antiatomica, con la divisa massonica e in alta uniforme. Ultima, la foto del biondissimo Breivik insieme a due membri femminili della famiglia altrettanto bionde, madre o sorella e nonna. Durante il processo Breivik afferma che nessuno potrebbe pensare che lui sia malato di mente.