A Modena si può finalmente parlare di camorra e ‘ndrangheta: per i politici locali fino a pochi anni fa era un tabù. A parte qualche kamikaze come l’ex sindaco di Vignola Adani o l’attuale assessore regionale Massimo Mezzetti, quasi tutti ridimensionavano il fenomeno. L’anno scorso la giornalista Rosaria Capacchione del Mattino di Napoli, definì Nonantola, Bastiglia e Bomporto, paesi in provincia di Caserta, non di Modena, il sindaco modenese Pighi sbiancò.

Il giornalista Giovanni Tizian, durante il consiglio comunale di lunedì 6 febbraio è stato chiaro, «Casalesi e ’ndranghetisti sono rimasti volentieri su questo territorio perché potevano fare comodamente i loro affari». A Modena, c’è chi da tempo lavora contro la mafia, lo fa in silenzio, magari non conosceremo mai i loro nomi, sono giornalisti, magistrati, carabinieri, poliziotti, finanzieri, imprenditori… Quello che ora vorremmo sentire dai nostri amministratori è che lo stato, se vuole, può davvero sconfiggere la mafia, lo diceva ai tempi Giovanni Falcone.

La cosa che più mi preoccupa, però, è che quando abbiamo bisogno di eroi, com’è diventato Giovanni Tizian, vuol dire che la nostra società non è ancora così matura, meglio delegare a loro, noi stiamo belli tranquilli alla finestra, senza farci troppe domande, perché rinunciare ai soldi e a qualche innocente vizietto?

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