Pare che Obama, a leggere i risultati di ieri delle primarie repubblicane, abbia stappato una bottiglia di quello buono. Le primarie del 7 febbraio passeranno alla storia come “il martedì delle sorprese”, perché è sbocciato un vincitore del tutto inaspettato per tutti gli analisti di cose americane, e anche per l’establishment repubblicano: Rick Santorum, la barzelletta italo-americana, è riuscito in un formidabile en plein vincendo in tre Stati su tre dove si votava ieri, e con percentuali di tutto rispetto, fra il 40% e il 55%. Un risultato che, secondo la Cnn, cambia la storia di queste primarie repubblicane, ma che a mio modo di vedere conferma solo il dato di estrema mediocrità del ventaglio dei candidati anti-Obama: tanti Signor Nessuno, ciascuno intento ad accreditarsi presso il proprio elettorato, tutti incuranti dell’obiettivo finale.
I repubblicani del Minnesota, del Missouri ma soprattutto del Colorado hanno così fatto lo scherzetto cinese tanto a Mitt Romney che a Newt Gingrich, i due grandi litiganti di questa sfida che è sempre meno un duello e sempre più un tutti contro tutti, per la gioia appunto del presidente in carica, che vede assottigliarsi ancor di più la credibilità di Mitt Romney, l’unico candidato in grado di impensierirlo nei sondaggi.
Romney, il candidato moderato che resta favorito per la vittoria finale, capisce da questo triplo k.o. che il suo tentativo di accreditarsi presso la parte più reazionaria e integralista del partito fino a ora non ha funzionato. Gingrich si è invece reso conto di quanto ha pagato la controffensiva dei seguaci di Romney che hanno tempestato le tv di spot negativi nei suoi confronti, e per la legge del contrappasso ora è lui il candidato che dovrà riflettere seriamente se ritirarsi, per consentire ai suoi simpatizzanti di coalizzarsi con quelli di Santorum, o se continuare la corsa, favorendo così indirettamente l’odiato Romney.
Se infatti Santorum ha ottenuto dei risultati superiori alle migliori aspettative del suo stesso staff, è Gingrich che ha accusato un tracollo di popolarità in zone dove pure la sua figura poteva avere qualche fascino. E là dove Gingrich non si è proprio presentato (essenzialmente per mancanza di fondi), il Missouri ricco di evangelici e di fan del Tea Party, è accaduto ciò che molti si aspettavano: la somma aritmetica dei voti dei due contendenti di destra ha in questo caso premiato Santorum col 55%, più del doppio di quelli di Romney (25%) e addirittura più di quattro volte quelli del libertario Paul (12%).
Va però segnalato che solo il 23% degli aventi diritto è andato a votare, e questo è un campanello d’allarme per l’intero partito repubblicano. Ma la scelta degli elettori reazionari ha chiaramente premiato il candidato italo-americano anche in Minnesota, dove il 45% ha scelto lui, il 27% Ron Paul, solo terzo Romney con il 17% – che pure qui aveva vinto nelle primarie del 2008 – e ultimo Gingrich con l’11%. L’unico Stato in cui Romney è riuscito a battersi per la vittoria, perdendola, è stato dunque il Colorado, dove ancora Santorum si è imposto col 40%, davanti a Romney col 35% e a seguire Gingrich (13%) e Paul (12%).
Ma chi è Rick Santorum? Uno dei più improbabili candidati alla Casa Bianca della storia americana, direi. Reazionario, anti-diritti civili e creazionista, Rick Santorum, ha un tale scetticismo per tutto ciò che odora di scienza e tecnologia al punto che il suo sito web è superato, in popolarità su Google, da quello d’opposizione del giornalista e militante gay Dan Savage, dove si può leggere che “Santorum sostiene che un adulto americano che a cinque anni ha avuto il cancro dovrebbe pagare di più per la sua assicurazione sanitaria di un adulto che non lo ha avuto, perché quest’ultimo si è comportato meglio”.
Santorum, che aveva già vinto le primarie dello Iowa su Romney per una manciata di voti, è una vecchia conoscenza del movimento Glbt americano, da quando ha fatto dell’odio contro gli omosessuali e i loro diritti la sua ragione di vita politica. Da allora, il movimento Glbt si è curato di far rimanere nella memoria di tutti la somma di infamia messa assieme da questo barbarico signore, al punto da spingere per l’entrata nei dizionari di un neologismo, “santorum” appunto, di cui potete trovare qui la disgustosa definizione, e di meritarsi per ciò una pagina su Wikipedia.
Perché Santorum vince allora? Vince perché in questa fase di massima incertezza, una larga parte degli elettori repubblicani sta facendo la scelta di polarizzarsi in favore del candidato che è percepito come estremo, quello più distante dalle posizioni di Obama. Ma alle elezioni di novembre voteranno anche milioni di elettori indipendenti, che vedono Rick Santorum soprattutto come uno scherzo, non come un potenziale nuovo presidente.
Il prossimo presidente americano sarà dunque davvero un creazionista omofobo italo-americano? No, il prossimo presidente americano sarà, di questo passo, ancora un afro-americano liberal dell’Illinois.