Un clic ed è subito amore. Dopo le amicizie, viene il computer. Ormai i siti di incontri online costituiscono il secondo modo più comune di iniziare una relazione. Nel solo mese di aprile del 2011, ben 25 milioni di persone hanno cercato l’anima gemella online. I risultati vengono da una ricerca effettuata dall’università americana di Rochester e sono stati subito ripresi dalla maggior parte dei quotidiani britannici. Il Guardian, ad esempio, ha dedicato all’argomento un lunghissimo editoriale, firmato da Stuart Jeffries e dal titolo “Is online dating destroying love?”. E sicuramente a Londra l’interesse è tanto, basti considerare che Soulmates, il sito di incontri dello stesso Guardian, dal 2004 a oggi ha fatto incontrare, nella vita reale o virtualmente, più di 650mila persone.
Le 67 pagine di ricerca mettono in luce che così, fra il 2007 e il 2009, il 22 per cento delle coppie eterosessuali e il 61 per cento delle coppie omosessuali si sono incontrate online. Almeno in America, almeno nella patria delle big corporation di Internet e dell’informatica. E se negli anni Ottanta e Novanta rispondere agli annunci sui giornali, specializzati e non, era considerata una cosa di cui vergognarsi, da tenere nascosta, ora gli incontri online sono sempre più “mainstream”, come sostiene la ricerca, anche se la fregatura è sempre dietro l’angolo.
Harry Reis, uno dei cinque autori dello studio, mette in allarme. L’euforia “da paragone”, quella molla che ci spinge a vedere e a comparare decine se non centinaia di profili, può trasformarsi in una sorta di dipendenza da shopping. Anche stare mesi e mesi davanti a un computer, in attesa del principe azzurro o della principessa dei nostri sogni, non farebbe poi così bene alla salute psichica. Però, nonostante tutto, Reis ammette che «Internet aiuta gli adulti a instaurare relazioni salutari e basate sul reciproco supporto. E queste relazioni aiutano la salute fisica e mentale».
Tutto lo studio alterna visioni ottimistiche e pessimistiche degli incontri online. Un altro aspetto negativo del fenomeno, scrivono gli autori, è che «I siti Internet possono incoraggiare un approccio alle relazioni a di fuori della realtà e distruttivo. Le persone che credono nel “destino romantico” – e cioè che due persone sono o non sono destinate a stare insieme – sono più propense a interrompere una relazione non appena insorge anche il minimo problema o la minima differenza di carattere». E siccome i siti di “dating” sono tutto fuorché scientifici, nonostante tutti gli algoritmi di cui fanno largo uso, che dall’altra parte dello schermo ci sia una persona poco compatibile con noi è sempre probabile, molto probabile, sostengono gli autori.
Poi, appunto, il dibattito. Il Guardian sullo studio ha scritto migliaia di parole, intervistando blogger, altri studiosi, gente comune ed esperti di Internet. Del resto i giornali britannici – i tabloid, soprattutto – hanno sempre dedicato ampio spazio al binomio amore e sesso. Ed è merito del sociologo francese Jean-Claude Kaufmann se questa accoppiata è stata finalmente rilanciata, suggerisce il giornalista del Guardian Stuart Jeffries. Nel suo libro “Love Online”, Kaufmann parla di “utopia”. L’innamoramento online ci consente di scappare, almeno con la testa, dalla vita di tutti i giorni, di vivere un idillio in una vita che tutto è tranne che idilliaca. Utopia, sì, ma anche realismo. Il “LoveSex” di Kaufmann è proprio questo. Un sesso meno “freddo” e scientifico ma anche un amore romantico più disilluso. Tutto fino alla prossima preda delle nostre navigazioni su Internet. La natura umana è questa, dice Kaufmann, siamo tutti delle “creature insoddisfatte”. Il che fa capire che quello degli incontri on line sarà sempre più il business del futuro.