L‘autonomia degli operatori del diritto costituisce una delle principali garanzie dello Stato di diritto cui tutti aspiriamo. In quanto tale, essa è ovviamente al tempo stesso precondizione e risultato di una macchina della giustizia funzionante. Quest’ultima deve essere lo scopo cui mirare destinando a questo settore nevralgico risorse adeguate. Da questo punto di vista, il calo di disponibilità che ha colpito questo come altri servizi pubblici costituisce una grave iattura. Non sono mancate, in questo come altri campi, indebite e strumentali lamentele da parte di soggetti scarsamente titolati, come ad esempio il per nulla rimpianto “ministro” Brunetta, che passerà alla storia per la sua bassa statura non tanto fisica quanto intellettuale e morale, al pari del resto degli altri suoi consorti del fu governo Berlusconi, primo fra tutti l’improbabile Alfano, oggi riciclato come segretario predellino del Pdl in vena di inciuci con il suo analogo Bersani.
Ma il governo Monti, complice anche il Pd senza L, non è in fondo da meno. L’attacco alla giustizia prosegue su varie direttrici. Primo, continuare a negare le risorse, con la scusa della crisi che impone, ad avviso di questi signori, la demolizione di ogni spazio e funzione pubblica. Ma non negarle per i cacciabombardieri ovviamente, e forse la Celere visti i tempi che corrono, mentre il resto della Polizia – come intima ai romani Alemanno a proposito della neve – deve arrangiarsi e la Finanza, invece di perseguire evasori e colletti bianchi criminali, continua a dedicarsi in modo scarsamente professionale al mantenimento dell’ordine pubblico.
Secondo, rispolverare la responsabilità civile dei giudici come deterrente nei confronti di quelli fra di loro che vogliano continuare ad essere indipendenti da ogni potere. L’Associazione dei giuristi democratici ha emesso a tale proposito il comunicato di cui riporto alcuni stralci:
“L’approvazione dell’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati rappresenta un momento della battaglia portata avanti da anni dal centro-destra contro l’autonomia, l’indipendenza e la terzietà della Magistratura… A giustificazione della scelta normativa assunta, si fa riferimento alle decisioni della Corte di Giustizia europea… Ciò che la Corte di giustizia dice è che in questi casi deve esserci responsabilità dello Stato a tutela della preminenza del diritto dell’Unione, ma non responsabilità diretta dei magistrati. Preoccupante, poi, appare l’inserimento nelle attività che possono produrre risarcimento dei danni al cittadino di quell’attività di interpretazione di norme del diritto e valutazione del fatto e delle prove, che costituisce l’”in sé” dell’attività del giudice: si vuole, cioè, tornare al giudice “bocca della legge”, senza margini di interpretazione, facilmente sostituibile da un computer”.
La terza direttrice dell’attacco è poi costituita dal tentativo di svendere anche la difesa alle società di capitali e quindi al capitale finanziario.
Anche a tale riguardo i giuristi democratici hanno preso posizione affermando fra l’altro che “il maxiemendamento che verrà presentato in sede di approvazione della legge di stabilità, contiene misure ancora una volta, e drammaticamente, contrarie ai principi di civiltà giuridica, volte a rendere della giustizia un’idea distorta, una merce che deve essere assoggettata e guidata dai principi di mercato e di profitto… Altrettanto grave è l’ennesimo ostacolo frapposto alla domanda di giustizia dei cittadini, che va man mano trasformandosi in un lusso per ricchi, se, come previsto, si darà luogo all’aumento del contributo unificato”.
Una giustizia che funzioni rappresenta un bene comune e un interesse generale della società. In quest’ottica va respinto l’attacco all’autonomia di giudici e avvocati lungo le tre direttrici indicate e lanciata una controffensiva per assicurare e garantire lo Stato di diritto, che è un investimento di civiltà e anche economico, visto quanto ci costano la corruzione e la criminalità in genere.