Ha passato tranquillamente i controlli del metal detector, è salito fino al secondo piano e si è infilato nella prima aula a destra, quella della prima sezione penale, dove ha lasciato una busta gialla sul banco destinato al pubblico ministero, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Al palazzo di giustizia di Palermo è caccia all’uomo per identificare l’anonimo “postino” che ha recapitato una lettera di minacce al sostituto procuratore Maurizio Agnello, direttamente nell’aula dove pochi minuti dopo sarebbe iniziata l’udienza del processo contro il deputato regionale del Pd Gaspare Vitrano, accusato di concussione. Un’intimidazione in diretta quindi per il pm Agnello, che si è accorto della presenza sul suo tavolo di quella lettera minatoria soltanto dopo le battute iniziali del dibattimento. ”Vi siete fatti pubblicità sulle spalle di un uomo la cui unica colpa è di avere sempre aiutato tutti – si legge nella missiva scritta al computer contenuta nella busta gialla – Ricordate oggi e sempre che a Misilmeri (città d’origine dell’imputato Vitrano) c’è gente che per l’onorevole Gaspare Vitrano si farebbe ammazzare, che per Gaspare Vitrano è capace di ammazzare”.

L’udienza è stata immediatamente sospesa dal presidente Fabrizio La Cascia e nell’aula sono piombati i carabinieri per effettuare i primi rilievi. Le possibilità d’incastrare il postino “anonimo” sono però limitate: l’aula era infatti molto affollata di spettatori e le telecamere installate all’interno sono solo di sorveglianza, non sono cioè collegate ad un sistema di sicurezza centrale e quindi non registrano ciò che avviene in aula. “Il fatto che abbiano deciso di arrivare a minacciare il pm addirittura in aula– commenta a ilfattoquotidiano.it il capo della procura palermitana Francesco Messineo – è un fatto clamoroso. Ma del resto come si fa ad evitare che avvenga un fatto di questo tipo? Le aule del palazzo di giustizia sono fatte per invitare la gente ad assistere all’amministrazione della giustizia, non a tenerle fuori. Certo uno non si aspetta che poi arrivino le lettere minatorie”.

L’avvocato Vincenzo Lo Re, difensore dell’imputato Vitrano, ha annunciato un esposto “per sapere chi ha aperto l’aula questa mattina, chi ha fatto le pulizie, se era attivo il servizio di videoregistrazione, chi ha le chiavi dell’aula. Vogliamo andare fino in fondo perché questo fatto ci danneggia molto”. E anche il suo assistito era parecchio infastidito dall’accaduto, visto che uscendo dall’aula ha commentato: ”Solo un cretino può pensare che questa lettera intimidatoria al pm ci possa agevolare nel processo: è scontato che si tratta di un nemico. Chi scrive queste cose ha tutto l’interesse a mettermi in cattiva luce. Non penso proprio che ci sia qualcuno a Misilmeri pronto a uccidere per me. Ripeto: chi ha fatto questo è un mio nemico”.

Vitrano è deputato regionale dal 2001, prima con la Margherita e poi con il Pd. Lo scorso 11 marzo era stato arrestato mentre intascava una tangente da diecimila euro dall’imprenditore del fotovoltaico Giovanni Correro. Prima di consegnargli la mazzetta, l’imprenditore lo aveva però denunciato alle forze dell’ordine. Che al momento opportuno hanno fatto scattare il blitz arrestando Vitrano, ancora in possesso dei dieci mila euro in contanti. Negli scorsi mesi proprio l’automobile di Correro era stata data alle fiamme. Vitrano, dopo l’arresto era stato sospeso dall’Assemblea regionale siciliana. Ma ad agosto era stato reintegrato nel suo ruolo di consigliere regionale, nonostante fosse sottoposto all’obbligo di dimora fuori dalla Sicilia.

Proprio in questa seduta era prevista la testimonianza di Piergiorgio Ingrassia, imprenditore arrestato insieme a Vitrano, che in seguito ha collaborato però con la procura diventando di fatto il suo primo accusatore. La busta gialla trovata sul tavolo del pm Agnello era indirizzata anche a lui. Dopo la sospensione l’udienza è ripresa nel pomeriggio e accanto ad Agnello c’erano, in segno di solidarietà, una decina di magistrati guidati dal procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, che è il titolare delle indagini sul caso Vitrano. “E’ evidente la gravità dell’atto – ha detto Agueci – La mia presenza in aula sta a dimostrare la nostra solidarietà ad Agnello. Su questo banco c’è l’intera procura di Palermo che è accanto a lui. Chi ha lasciato quella lettera è bene che sappia che ogni sua azione non è rivolta solo ad Agnello ma a tutti”.

È la prima volta nella che un magistrato viene minacciato addirittura durante un processo. Sull’episodio è stata aperta un’indagine dalla procura di Caltanissetta. Nel frattempo ad Agnello, rimasto in udienza fino a tardo pomeriggio, è stata assegnata la tutela.

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