Una prece per i 3 milioni di spettatori (11.37 % di share) che hanno assistito martedì a Socrate – Il merito in tv. Prima serata, RaiUno. Il piccolo schermo non toccava simili abissi dai tempi di Excalibur di Socci. Al Bano – esempio di merito? – che racconta di quando comprava “gli ananas convinto che fossero carne” (povera Romina). Gigliola Cinquetti che devasta De Gregori.
Uomini e donne comuni che recitano imbarazzati le loro storie, inframmezzati da un Feltri che pontifica sul “buonismo del perdono”. Tiberio Timperi che incensa gli ospiti, con toni eccessivi pure per John Lennon. E Giancarlo Giannini – tu quoque – che, con analoga inflessione solenne, recita passi di Socrate e Napolitano (evidentemente “Re Giorgio” è ormai assurto al rango di filosofo sommo).
Uno spettacolo senza ritmo né senso, impreziosito a centro studio da una statua surreale di Socrate. Ricurvo, triste e visibilmente deluso: ha dedicato una vita intera all’etica, per ritrovarsi Al Bano come adepto. Poveraccio.
Il Fatto Quotidiano, 9 Febbraio 2012