Testata: Spiegel
Data di pubblicazione: 5 febbraio 2012
Articolo originale di: Fabian Reinbold
Traduzione di Sebastian e Francesco per italiadallestero.info
L’Italia è indebitata fino al collo, eppure a Roma siedono i deputati più pagati d’Europa. Ora vogliono abbassare sul serio i propri stipendi – ma quello che sembra un sacrificio in realtà è una falsa promessa. Gli sfarzi del parlamento gravano sempre di più sulla politica di riforme del premier Monti.
Amburgo/Roma – Gli italiani, in realtà, non si aspettano più di tanto dai loro deputati. Chiamano i politici, con un po’ di disprezzo, “la casta”. I privilegi dei parlamentari sono noti a tutti e ormai la maggioranza dei cittadini si limita semplicemente a scuotere un po’ la testa di fronte al fatto che in un paese indebitato fino al collo i parlamentari guadagnino molto di più dei loro colleghi nel resto d’Europa.
Ma questa settimana i parlamentari sono riusciti a sorprendere un po’ la popolazione. Entrambe le camere hanno promesso di risparmiare, da subito. Prima l’Ufficio di Presidenza della Camera ha annunciato una diminuzione degli stipendi dei parlamentari di 1300 euro lordi al mese, poi l’ha seguito anche il Consiglio di Presidenza del Senato. Il pieno diritto alla pensione d’ora in poi si maturerà non a 50, ma a 60 anni d’età.
Il parlamento di Roma ha urgente bisogno di risparmiare: a gennaio il think tank indipendente “Vision” ha paragonato i costi delle camere delle cinque maggiori potenze economiche europee. Il risultato: la camera dei deputati di Roma da sola divora più di 1,6 miliardi di euro all’anno – e quindi più delle camere di Berlino, Londra, Parigi e Madrid sommate insieme.
Ma il problema è che i tagli annunciati dal parlamento non dovrebbero cambiare la situazione quasi per niente. Perché a guardarli bene si rivelano di minima entità. I giornali italiani parlano di “illusione ottica”, perché malgrado l’annunciata riduzione degli stipendi di 1.300 euro lordi, il compenso effettivo dei parlamentari non cambierà affatto.
Infatti, la disponibilità al risparmio gridata ai quattro venti compensa solo l’aumento di stipendio che ci sarebbe stato con la modifica del sistema pensionistico. Visto che i loro contributi per la pensione saranno detassati, i parlamentari avrebbero percepito uno stipendio più alto. E questo, in tempi di tagli pesanti per il resto del paese, ha fatto fare un passo indietro ai partiti. Quindi, anche dopo la loro pubblica rinuncia, non un solo euro uscirà dalle tasche dei parlamentari. Il Senato vuole inoltre ridurre le spese di affitto, ma tutto questo non ha molto a che fare con una vera politica di riforme.
E i parlamentari neanche osano toccare la lunga lista di privilegi che fa invidia ai colleghi degli altri stati dell’Unione Europea. I deputati italiani ricevono di gran lunga gli stipendi più alti d’Europa, che ammontano a circa 16.000 euro mensili – diarie e compensi forfettari inclusi. I parlamentari italiani guadagnano quindi più del doppio dei loro colleghi di Berlino.
Finora i compensi forfettari erano principalmente assegni in bianco: ogni deputato riceveva un compenso forfettario di 3.700 euro per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”. Anche per l’assunzione di un collaboratore è prevista una cifra forfettaria di simile entità – ma senza l’obbligo di presentare un contratto di lavoro. Spesso i parlamentari utilizzavano questo compenso per sistemare qualche parente. Oppure non assumevano nessuno e intascavano i soldi di persona. In futuro dovranno dimostrare che almeno metà del compenso forfettario sarà speso per uno scopo specifico.
Chi siede al Senato gode di privilegi scandalosi: i senatori hanno un barbiere interno gratuito e non pagano il biglietto in alcuni teatri dell’opera e stadi di calcio. Quando in estate è stato reso pubblico il menù del ristorante del Senato, molti italiani si sono indignati per i prezzi bassissimi: pasta con le acciughe a 1,60 euro, carpaccio di manzo con salsa al limone a 2,76 euro. Per la lombata di vitello i Senatori pagavano 3,55 euro. Tutto questo nell’ambiente nobile di Palazzo Madama, nel centro di Roma, sovvenzionato per l’87% dai contribuenti. Da settembre, i prezzi sono stati innalzati quantomeno al livello di mercato. Da allora i Senatori, stando alle indiscrezioni, mangiano in modo molto più parco. Ora spesso si accontentano di piatti a base di riso.
Ma finora ci si è limitati a queste mini-correzioni. Eppure sarebbe decisivo che i parlamentari rinunciassero a qualcosa, per la politica di riforme del premier Mario Monti. Il suo governo tecnico vuole combattere la crisi economica e del debito in Italia risparmiando, abolendo privilegi e pretendendo sacrifici da tutti. Contro gli evasori fiscali, il governo in queste settimane procede con dei blitz. Per creare posti di lavoro, ordini professionali come camionisti, tassisti o notai dovranno perdere i propri privilegi – e in parte vi si oppongono duramente.
Lo stesso Monti rinuncia al suo stipendio, ma se i parlamentari continueranno a risparmiare se stessi, il malumore nella popolazione difficilmente diminuirà. E quindi la via d’uscita dell’Italia dalla crisi del debito passa anche per la volontà dei politici di risparmiare sulle proprie tasche. Il potenziale c’è. Secondo uno studio di “Vision”, nel mega-parlamento italiano i costi per i parlamentari in carica e gli ex-parlamentari ammontano a un quarto delle spese totali, quelli per il gigantesco apparato di personale (pensioni comprese) a più del 40%. Secondo questo studio, uno stenografo alla camera dei deputati a fine carriera guadagna 270.000 euro annui, 40.000 euro in più dello stipendo annuale del Presidente della Repubblica. Non solo i politici di professione vivono bene di politica.
Per molti osservatori sarebbe un atto dovuto ridurre drasticamente il maxi-parlamento, con i suoi 945 parlamentari in due camere che hanno compiti quasi identici, e dimezzare il numero dei parlamentari. Anche senatori e deputati hanno spesso indicato questo obiettivo. Ma finora non si sono visti sforzi seri in questa direzione.
E mercoledì scorso un episodio notevole si è aggiunto alla lunga lista di appropriazioni indebite da parte dei parlamentari. Il Senatore Luigi Lusi del Partito Democratico, in tre anni e mezzo da tesoriere del partito, si sarebbe intascato più di 13 milioni di euro. Quantomeno si è dimostrato sincero. Come è stato ora reso noto, Lusi avrebbe detto agli inquirenti: “Avevo bisogno di soldi e quindi me li sono presi.”
(Foto: LaPresse)