Cronaca

Rosarno, in manette genitori e fratello della testimone di giustizia suicida con l’acido

Maria Concetta Cacciola si era tolta la vita il 20 agosto. Aveva raccontato alla Dda di Reggio Calabria le attività criminali della famiglia, che avrebbe reagito con violenze, pressioni e minacce

Maria Concetta Cacciola si era suicidata bevendo acido muriatico il 20 agosto 2011 a Rosarno. Trentun anni, testimone di giustizia, aveva svelato alla Dda di Reggio Calabria gli affari criminali della sua famiglia. Ora i carabinieri di Gioia Tauro hanno arrestato i suoi genitori e suo fratello, con l’accusa di aver esercitato violenze, minacce e forti pressioni psicologiche per farla ritrattare, compresa la prospettiva di non farle vedere più i figli. In manette sono finiti Michele e Giuseppe Cacciola, padre e fratello della donna, e la madre Anna Rosalba Lazzaro.

La testimone di giustizia era figlia del cognato del boss Gregorio Bellocco e moglie di Salvatore Figliuzzi che sta scontando una condanna in carcere. Sua cugina Giuseppina Pesce, donna della potente cosca rosarnese, è pure lei collaboratrice di giustizia. Le dichiarazioni di Maria Concetta Cacciola avevano fatto trovare due bunker utilizzati dai latitanti. Inevitabile la rottura con la famiglia, ma la donna il 10 agosto era tornata a Rosarno per poter rivedere i propri figli, rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. La stessa debolezza che è risultata fatale a Lea Garofalo, donna di una famiglia di ‘ndrangheta divenuta, anche lei, collaboratrice di giustizia e – secondo le indagini della Procura di Milano – sciolta nell’acido per volontà del suo compagno in un terreno di Monza.

Una decina di giorni dopo il ritorno a Rosarno, Maria Concetta Cacciola si era tolta la vita, lasciando un file audio in cui sosteneva di aver inventato tutto e di essere disposta a dire ogni cosa perché voleva andarsene da casa.  Secondo l’accusa, dunque, i genitori  e il fratello avrebbero fatto pressioni su di lei, anche con l’uso della violenza, per indurla a interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del 2011 con i magistrati della Dda di Reggio Calabria.

Le dichiarazioni rese da Maria Concetta Cacciola, intanto, hanno contribuito all’operazione condotta dai carabinieri che, oltre ai tre familiari della testimone, per ordine della Dda di Reggio Calabria hanno arrestato undici presunti affiliati alla cosca Pesce. Le indagini sono finalizzate alla ricerca del latitante Giuseppe Pesce, indicato come il reggente della cosca.