Interessante, questa sera, la vernice della mostra del giovane fotografo Andrea Bugno, alla Casa della Cultura Argentina, Ambasciata della Repubblica Argentina, a Roma. Dopo varie personali sia in Italia che in Argentina, infatti, l’artista – che si definisce photographing art engineer – espone un nuovo progetto, una trilogia che si colloca tra sogno e realtà. Molto evocative, le foto oscillano tra il “nulla” di nuvole e nebbie di scatti fermati in giro per il mondo che descrivono paesaggi onirici, mistici e interiori, e le tappe di un viaggio che l’autore intraprende all’alba per raggiungere in auto un luogo molto ameno: Los Esteros del Iberà (un territorio immenso nello stato di Corrientes in Argentina caratterizzato da vegetazione bassa selvaggia ed immense paludi, un bacino preziosissimo, ricco di acqua e di una fauna e flora unica). “Attraverso queste immagini – spiega Bugno al Fatto Quotidiano – ho cercato di rappresentare il mondo del sonno e del sogno di ciascuno di noi”.
La notte, il buio, l’alba, le prime luci, i riflessi, le ombre, la luce raccontano quindi un percorso introspettivo almeno quanto altre immagini ritraggono, nella sua concreta realtà viva, Buenos Aires, città dove l’autore vive da molti anni e dove la psicanalisi ha la più importante diffusione a livello mondiale. Sonno e veglia quindi intesi fotograficamente come due aspetti della stessa esperienza, sia estetica che esistenziale: “La visione di queste foto – continua Bugno – esula dalla descrizione realista dei quei luoghi perché i mondi assoluti non esistono. Fin dalle culture primitive ed ancestrali l’essere umano ha sempre associato il parallelismo fra la vita terrena sulla terra e la presenza di dio o comunque di una forza superiore, un mistero cosmico, associandolo al cielo ed al cosmo appunto”. La trilogia (Onirycs, Oblivion e Trespassing) nella prima parte, descrive la realtà come la percepiamo (10 foto enormi, 100×150), nella seconda (7 foto 100×150 e 20×30) racconta l’essere umano nella sua umana natura (bellissimi gli scatti dalle pendici dell’Etna e il volo intercontinentale a 10.000 metri), e nella terza la sacralità.