La prima pagina del Fatto Quotidiano con ben in evidenza il titolo “Complotto contro il papa, tra 12 mesi morirà” e sullo sfondo la basilica di San Pietro. È questa l’immagine scelta dai media internazionali per raccontare lo scoop di Marco Lillo sul documento confidenziale ricevuto dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, sul rischio di un «complotto delittuoso» per eliminare Benedetto XVI. Poche ora dopo l’uscita nelle edicole il Telegraph rilanciava la notizia battuta dalle principali agenzie: Reuters, AFP, la DPA tedesca, la russa Ria Novosti.“Un’ipotesi sensazionale”, ha scritto il quotidiano britannico che ha definito “incredibili” le dichiarazioni del cardinale Paolo Romeo durante il suo viaggio in Cina sui rapporti conflittuali tra il pontefice e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ma soprattutto sulla morte del papa entro novembre 2012 e sulla possibile successione del cardinale Scola su soglio di San Pietro. Scenari, continua il giornalista Nick Squires, che fanno emergere le lotte di potere interne all’amministrazione vaticana.
La “bufera mediatica”, come l’ha definita il Guardian, non sembra tuttavia riguardare la Cina. Se di Papa si parla nella stampa d’oltre Muraglia è per citare le parole del governatore dell’Iowa, Terry Branstad, che in conferenza stampa ha definito la prossima visita del futuro leader cinese Xi Jinping l’evento più importate per lo Stato americano dopo il viaggio dei Giovanni Paolo II nel 1979. La Cina è stata tirata ballo nel caso che sta scuotendo la Santa sede,come teatro delle rivelazioni del cardinale Romeo lo scorso novembre. Soltanto questo può bastare a costringere la propaganda a pesare le parole prima di pubblicare un qualsiasi articolo, tanto più che sui rapporti difficili tra Pechino e Santa Sede pesano le tre ordinazioni vescovili senza l’assenso papale decise dalla stessa dirigenza cinese che controlla l’attività dei cattolici tramite l’Associazione patriottica e la Conferenza episcopale, entrambe legate al governo.
Di diverso tenore invece le reazioni del mondo dei credenti statunitensi. “Il Vaticano ridicolizza le illazioni su un complotto contro il papa”, titola John Allen del National Catholic Reporter. E in chiusura cita il Giornale e il paragone tra tutta la vicenda e la serie televisiva ispirata ai Borgia. Nessun accenno invece su La Croix, mentre il resto della stampa francese si affida ai lanci dell’agenzia France Presse e sceglie di aprire con la replica del portavoce vaticano padre Federico Lombardi che ha definito “deliranti e scollegate dalla realtà” le rivelazioni. Una smentita “immediata”, ha sottolineato la Fox che rimanda per gli approfondimenti ai servizi di SkyTg24.
Sempre l’AFP, ripresa anche in Canada e dal marocchino Al Watan, ha poi ricostruito le lotte interne alle stanze vaticane e citando il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister, ha sottolineato l’opposizione di Bertone alla nomina di Scola ad arcivescovo di Milano, la diocesi più grande d’Europa.
L’agenzia ha inoltre ricordato gli ultimi scandali che hanno investito i sacri palazzi, dai casi di corruzione e malaffare nella gestione delle forniture e degli appalti denunciate da monsignor Carlo Maria Viganò, ora nunzio a Washington; alle recenti accuse contro lo Ior di aver trasferito gran parte dei fondi depositati presso nove banche italiane, di cui è cliente, fra le quali Intesa Sanpaolo e Unicredit, in istituti di credito tedeschi .
L’agenzia tedesca Dpa chiude infine citando il vaticanista della Stampa, Andrea Tornielli. Per il giornalista non ci sono dubbi sull’autenticità del documento pubblicato dal Fatto, meno su quella dei suoi contenuti. Ma sommando quanto accaduto al diffusione delle lettere di Viganò al Papa il punto è come documenti di cardinali indirizzati al pontefice possano uscire fuori dal Vaticano. La risposta è una sola in questo caso: lotta di potere.
di Andrea Pira