Nelle cronache del Nord Italia in questi giorni sta trovando spazio una polemica nata dall’ultima trovata dei Giovani padani. Due giorni fa tre militanti dell’organizzazione giovanile del Carroccio sono stati denunciati per vilipendio delle istituzioni costituzionali e imbrattamento perché sorpresi dagli agenti della Polizia di Varese a scrivere su un muro “Monti buffone” (si sono fermati a “Monti buf”, poi se la sono data a gambe, prima di essere rintracciati dalle forze dell’ordine).
Anziché chiedere scusa – o quantomeno far finta di niente – per avere contribuito al degrado della “Città Giardino”, peraltro amministrata proprio da un leghista, Attilio Fontana, i vertici nazionali dei Giovani Padani ora hanno promesso di “scrivere ‘Monti buffone’ su ogni muro del Nord”. Per il coordinatore del movimento in Lombardia, Eugenio Zoffili, l’automatica denuncia scattata dopo l’intervento delle forze dell’ordine sarebbe in realtà “un’aberrazione da Stato di polizia”, “un episodio gravissimo di intimidazione alla libertà di espressione che da sempre in politica è passata anche attraverso le scritte sui muri”. La verità è che il movimento under 35 della Lega da anni rivendica il diritto a sporcare pareti e facciate con scritte politiche. “Ce l’ha insegnato Bossi, i muri sono i libri dei popoli”. E infatti sul sito internet dell’organizzazione c’è un’apposita sezione dedicata alle migliori imbrattature realizzate dai militanti. Nessuna azione “clandestina” dunque, anzi, lo sfregio diventa un vanto da esibire. E allora i “centomila fucili” evocati da Bossi in passato, oggi si trasformano in “decine di migliaia” di giovani pronti a scrivere “su ogni muro che il re è nudo”, perché, spiega ancora Zoffili, “abbiamo vernice e braccia abbastanza per scrivere molte altre pagine, vilipendio o no”.
Quasi comica la dichiarazione del deputato Paolo Grimoldi, leader del movimento dal 2002 al 2011, che non esclude di procedere “con iniziative parlamentari per chiedere al governo chiarezza circa le sue priorità: difendere i cittadini dai criminali o inseguire dei ragazzi che hanno fatto il solo errore di scrivere la verità”. Secondo Grimoldi insomma Monti dovrebbe ammettere di essere un buffone e consentire a qualche banda di giovani bossiani di dare libero sfogo alla loro voglia di impataccare i muri di mezza Italia, in barba alla legge e al decoro urbano.
E il sindaco che dice? Il maroniano Attilio Fontana, in carica dal 2006 e numero uno dell’Anci in Lombardia, si mostra piuttosto indulgente nei confronti dei writer padani (che qualcuno su internet ha persino definito “patrioti“). Innanzitutto ci tiene a sottolineare che “sui muri c’è scritto solo ‘Monti buf’” e che quindi “Monti buffone è solo un’interpretazione. Parlo da avvocato, la polizia non può supporre quello che volevano scrivere. Magari volevano solo dire: ‘Monti bufera del Nord’ o ‘Monti bufera delle tasse’”. I comunicati stampa usciti dopo la denuncia – in cui si fa esplicito riferimento alla frase “Monti buffone” – sembrano smentire questa ricostruzione. “Ma sono due piani diversi, uno è quello legale, altro è quello politico”.
A proposito di piano legale, il primo cittadino sembra abbastanza permissivo. “Ci sono due tipi di scritte: alcune hanno un valore politico che credo – pur essendo da un certo punto di vista contestabili per via dell’imbrattamento – siano sempre state il metodo con cui la politica si esprime, dai tempi di Don Camillo e Peppone, anche se oggi quest’abitudine è venuta meno, sostituita da altri mezzi di comunicazione”. Altra cosa sono invece “certi graffitari che imbrattano e basta. Anche qui: alcuni sono bravi, altri scrivono solo ‘Amo Giulia’, e di questo tipo di scritta –a parte a Giulia – non importa a nessuno”.