Diventa più intricato il nodo delle future discariche di Roma. Davanti alla commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti a Palazzo San Macuto è stato ascoltato Claudio Botticelli, l’imprenditore del settore dei rifiuti che lo scorso luglio aveva affittato, con la Ecologia Corcolle, uno dei siti scelti dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.
Davanti al presidente della Commissione Gaetano Pecorella, accanto a Claudio Botticelli c’erano i suoi due figli, Alessandro e Nicoletta. Sulla carta sono loro gli imprenditori che – insieme a Giuseppe Piccioni, marito di una delle proprietarie dell’area di Corcolle – interessati, e non il padre Claudio. Ma di fronte al mutismo dei due ventenni, l’imprenditore di Cecchina, in provincia di Roma, è stato un vero fiume di parole. E di rivelazioni.
La strana e complessa storia della scelta di Corcolle come futura discarica romana sembra nascere da una cava dismessa di Lanuvio, come aveva già raccontato nei mesi scorsi ilfattoquotidiano.it. Un cratere che era stato preso in gestione da una delle società della famiglia Botticelli – un piccolo network dove il capostipite Claudio non appare mai – la Asea. In quel sito dovevano finire le terre di scavo della metropolitana B1 di Roma, i cui lavori sono stati appaltati al costruttore Salini. Ed è proprio questo imprenditore di peso a fare da link tra i Botticelli e l’area di Corcolle, secondo la deposizione ascoltata ieri alla Camera: “Nei primi mesi del 2011 – ha raccontato Claudio Botticelli – il gruppo Salini mi convocò per darmi la possibilità di gestire la loro discarica a San Vittorino. Dopo poco Simone Salini mi disse che volevano cedere totalmente la cava, noi abbiamo fatto un’offerta e loro l’hanno accettata”.
Siamo ad un anno fa, quando nessuno, neanche la Regione, pensava a Corcolle come futura Malagrotta. Botticelli – che dice di avere vent’anni di esperienza nella gestione dei rifiuti industriali – non si accontenta della cava della famiglia Salini e punta anche all’altro sito, quello di proprietà della Brixia, la fiduciaria svizzera gestita dalla moglie di Giuseppe Piccioni, imprenditore della zona.
Il passaggio successivo è importante e cruciale per capire come si è arrivati a scegliere questa zona a pochi passi da Villa Adriana, nel mezzo dell’agro romano, per sostituire Malagrotta: “La mia è conoscenza del territorio e del proprio lavoro, sapendo quali sono le problematiche dei rifiuti nel Lazio sapevo che sarebbe stato necessario trovare delle alternative. Sono stato io ad indicare queste due cave, quella di Salini e quella di Corcolle alla Regione. Incontrai un funzionario, una donna… ma non ricordo il nome”. Una rivelazione che attira subito l’interesse del presidente della Commissione Pecorella, che chiede di avere copia di quella segnalazione. E il nome della funzionaria che la accolse.
Dunque l’idea di Corcolle nasce da Claudio Botticelli, l’imprenditore che gestisce diverse imprese senza mai apparire ufficialmente. E sul finire dell’audizione Pecorella elenca i guai giudiziari del passato dell’imprenditore di Cecchina: “Lei è stato affidato ai servizi sociali il 17 marzo del 2000. Ha avuto una condanna?” . “Vecchi errori del passato, che ho pagato”, ha ribattuto Botticelli. Ma il presidente della Commissione ha insistito, citando altre due denunce del 2007, una per reati ambientali ad Aprilia – dove l’Asea ha dei capannoni – e l’altra per bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere e truffa: “Quest’ultima questione è stata chiarita proprio ieri, i magistrati hanno chiuso l’inchiesta, dicendo che ero estraneo ai fatti”, ha spiegato l’imprenditore.
Durante l’audizione Botticelli ha poi citato più volte Manlio Cerroni, rivelando di aver ricevuto diverse offerte dall’attuale gestore di Malagrotta: “Per quanto riguarda Corcolle, Cerroni è venuto per ben tre volte, facendo delle offerte precise per l’acquisizione, che abbiamo rifiutato”. Secondo Claudio Botticelli anche la chiusura da parte della provincia di Roma della cava che gestisce a Lanuvio sarebbe in qualche maniera collegata con Cerroni: “Mi offrì cinque milioni per acquisire quell’attività, io rifiutai. Esattamente dopo il mio rifiuto la provincia di Roma ha disposto la chiusura della cava. Ho chiesto 15 milioni di euro di danni”. Una circostanza che l’avvocato Cerroni ha smentito alla agenzia Dire.
Nel business dei rifiuti a Corcolle sarebbe dovuta entrare anche la CCC, la cooperativa di costruzioni, vero colosso del settore, ha assicurato Claudio Botticelli durante l’audizione. Il responsabile romano dell’impresa ha confermato a ilfattoquotidiano.it che lo scorso settembre la Ecologia Corcolle li ha contattati. Il nome della CCC sarebbe stato fatto ai responsabili della società dei Botticelli e di Giuseppe Piccioni – ha spiegato Sandro Filabozzi responsabile romano della CCC – dall’impresa umbra Cornacchini, attiva nel settore dei rifiuti. Erminio Cornacchini – patron dell’omonima azienda – è oggi sotto processo a Perugia per aver gestito illecitamente, secondo la Procura, 100 mila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi.