Ilfattoquotidiano.it ha sentito Giuseppe Piccioni, il proprietario dell'immobile che si trova vicino alla discarica. Racconta: "Oggi è svanita questa possibilità e ho dato mandato di liquidare Ecologia Corcolle, la società che ho in gestione con i figli di Botticelli"
Si tratta della realizzazione di una discarica, ma ha i contorni di un giallo che ogni giorno si arricchisce di nuovi particolari. Uno dei protagonisti, a sua insaputa, è Giuseppe Piccioni. Il proprietario del castello che sorge proprio sopra le cave che dovrebbero ospitare la discarica di Corcolle (una frazione del Comune di Roma), a due passi da Villa Adriana. Nel luglio scorso, quando il sito non era ancora stato indicato come futuro invaso, Piccioni (50%) costituisce una società, la Ecologie Corcolle, con i giovani Alessandro e Nicoletta, figli di Claudio Botticelli, da sempre nel business, e prende in affitto i terreni dalla società anonima svizzera Brixia. La Brixia ha come legali rappresentanti, dal 1997, proprio la moglie di Piccioni Manuela Terzaghi Planner e il fratello, l’oculista Andrea Planner.
Nel settembre 2011 il governo Berlusconi nomina Giuseppe Pecoraro Commissario all’emergenza rifiuti a Roma che sceglie proprio Corcolle come futura discarica di Roma. Sentito in Commissione ecomafie nei giorni scorsi, Giuseppe Piccioni, raggiunto al telefono dal Fattoquotidiano.it, ci spiega la genesi di questa affare svanito. “ Fui contattato da Claudio Botticelli che mi disse di costituire una società per gestire la discarica. Sarebbe stato un lavoro redditizio visto che noi viviamo da agricoltori diretti. Oggi è svanita questa possibilità ed ho dato mandato di liquidare Ecologia Corcolle, la società che ho in gestione con i figli di Botticelli”. Piccioni ricorda che Botticelli aveva già fatto un accordo anche con Salini: “Mi spiegò che aveva già un accordo con Salini, il proprietario della cava confinante a quella di proprietà della Brixia”.
Insomma Botticelli si era accordato in modo da avere il controllo di entrambi i siti per il futuro lucroso affare. Circostanza ancor più chiara visto che nel novembre scorso l’avvocatura dello stato viene chiamata ad esprimersi sulla proposta formulata al commissario da Ecologia Corcolle, Brixia e Ccc, il colosso emiliano consorzio cooperative e costruzioni, per la gestione diretta della futura discarica realizzando anche un impianto di Tmb, trattamento meccanico biologico. L’avvocatura dello stato impone l’indizione di una gara e così svanisce l’affare per il duo Botticelli Piccioni e famiglie. “ Io mi tiro fuori se Botticelli vuole rimanere in pista costituirà una nuova società”. Restano le domande e le parole di Piccioni non escludono nuovi colpi di scena. “ Io ora con la società Castello Corcolle ( che controlla con la moglie) – spiega – ho fatto anche un ricorso ( ne pendono 3) contro la realizzazione della discarica perché da una parte non entreremo nella gestione e, dall’altra, potremmo trovarci con i rifiuti sotto l’agriturismo mandando all’aria anche la nostra attività agricola”.
La discarica da possibilità si trasforma in fregatura per Piccioni. Restano diversi i nodi da sciogliere, il primo relativo alle doti di preveggenza. Tre mesi prima della scelta dei siti da parte di Pecoraro, perché viene costituita una società che affitta la cava e ha come oggetto sociale il business rifiuti. “A luglio? Fu Botticelli – spiega Piccioni – a proporci l’affare anche perché c’era la possibilità che veniva prospettata anche dai giornali di realizzare una discarica nei terreni di mia moglie. Allora l’iter era in mano alla regione poi con il commissariamento è cambiato tutto perché si è deciso di procedere con l’esproprio”. Piccioni lascia così presupporre la strada spianata fino a quando il procedimento era incardinato presso la regione Lazio.
L’altro nodo è quello della reale proprietà di Brixia. Più volte la commissione parlamentare ecomafie ha chiarito che dietro la società anonima svizzera potrebbe nascondersi anche interessi poco chiari e che il commissario pagherà, con l’esproprio, soldi ad una società di cui non conosce la proprietà. L’ufficio di rappresentanza in Italia è a Roma a Largo Trionfale 11, ma a quel civico non c’è nessuno, la moglie di Piccioni è la legale rappresentante, a casa, in viale Regina Margherita, non la troviamo, quando riusciamo a raggiungerla al telefono ci risponde Piccioni che dichiara il silenzio stampa.
“Mia moglie non c’è, anzi sta male per tutta questa storia che l’ha coinvolta. Una cosa ve la posso dire si sono dette un sacco di bugie, i proprietari di Brixia sono mia moglie e il fratello così come i procuratori in italia, non c’è nessuno dietro”. Ma allora perché una società anonima in Svizzera, Piccioni getta acqua sul fuoco: “Stiamo provando a riportarla in Italia, la burocrazia è lenta. E’ una società nata negli anni sessanta, non ci sono altri proprietari dietro. Stiamo provvedendo a far rientrare in Italia la quota di mia moglie”. E sulla sede legale chiarisce: “Stiamo cambiando commercialista e quindi anche sede per questo non c’è nessuno a Largo Trionfale”. Dalle ultime notizie raccolte ora la sede dovrebbe essere a via Prenestina Vecchia. Oltre le buone intenzioni restano in piedi le domande e troppi dubbi. Claudio Botticelli, secondo Piccioni, ha pensato l’intera operazione. “ In questi giorni io non ho sentito né lui né i figli, non voglio aggiungere altro, voglio uscire da questa storia quanto prima”. Anche i cittadini di Corcolle vorrebbero uscire quanto prima dall’incubo di una discarica a pochi metri da Villa Adriana, sito patrimonio dell’Unesco.