L'ex sindaco di Milano si è dimessa da ogni carica per occuparsi - come ha detto lei stessa - della holding di Coriano. Ma deve fare i conti con una serie di meccanismi molto delicati. E i primi no a una sua gestione diretta sono già arrivati
La comunità è una struttura gigantesca che si sostiene con tanti progetti collaterali al recupero dei suoi ospiti, ma soprattutto grazie al supporto di alcuni generosi benefattori. In prima linea da sempre la famiglia Moratti.
Ora la comunità, orfana della sua guida Andrea Muccioli, sta attraversando un periodo di difficoltà economiche e a venirle in aiuto sono soprattutto Gianmarco e Letizia Moratti.
L’ex sindaco di Milano ha recentemente abbandonato il consiglio comunale della città, consegnando le sue motivazioni a una lettera inviata al presidente Basilio Rizzo. Letizia Moratti aveva garantito ai suoi elettori, delusi dalla nomina di Giuliano Pisapia, che sarebbe rimasta tra i banchi di palazzo Marino per fare opposizione. Le tante assenze collezionate si spiegano invece con quanto riferito al presidente del consiglio comunale: “Abbandono per intensa attività nel sociale in una realtà che la mia famiglia segue ininterrottamente da oltre 30 anni”. Il riferimento chiaro è alla comunità di Coriano di Rimini e con questa decisione sono saltati anche i piani di Fli e Udc che avrebbero voluto coinvolgere la Moratti in un ruolo di spicco per il terzo polo al nord.
Dopo le dimissioni del plenipotenziario Andrea Muccioli si è parlato di “un impegno progressivamente accentuato” dei Moratti a SanPa. La loro priorità è quella di risanare un bilancio indebolito dalla gestione in rosso degli ultimi anni.
I dati del bilancio 2010 (l’ultimo disponibile) evidenziano infatti un’eccedenza dei costi sui ricavi. A fronte dei 36 milioni 386 mila euro spesi ne sono stati incassati 35 milioni 624 mila, di cui 19 milioni 400 mila provenienti da donazioni, oltre 13 milioni dalle attività produttive della comunità e 3 milioni da fondi sociali europei e contributi pubblici.
L’ufficio stampa della comunità ci tiene a precisare che “Letizia Moratti non ha nessun ruolo formale”. Lei e la sua famiglia “non vogliono entrare nel merito delle decisioni di San Patrignano e si limitano a prendere atto delle scelte intraprese collegialmente dai comitati interni, senza volerle pilotare in nessun modo”. E in un comunicato stampa aggiunge: “Come è noto, la famiglia Moratti partecipa, in forma di donazioni, alle attività della comunità che ha contribuito a fondare e in questo particolare e delicato momento come in molti altri della storia di San Patrignano, è presente in modo assiduo, dal venerdì al lunedì di ogni settimana, per affiancarci nel nostro impegno sociale”.
L’apporto dei Moratti, per gli operatori di SanPa, è limitato insomma a un semplice “contributo di idee, di impegno e di consiglio per la comunità”. A tenerne le redini, dall’ottobre del 2011, sarebbero invece i consigli di amministrazione del sodalizio San Patrignano che, dopo l’uscita di scena di Andrea Muccioli, “hanno avviato un piano di riorganizzazione, in chiave espressamente collegiale, della governance della comunità”.
Due sono gli organismi responsabili della gestione: il comitato sociale esecutivo, che indica le priorità di azione e il comitato di coordinamento gestionale, che valuta la congruità e la compatibilità, sul piano economico, delle azioni indicate dal primo.
Il comitato sociale esecutivo è composto da 9 membri del consiglio di amministrazione, in rappresentanza dei diversi settori che compongono la comunità. Essi sono Antonio Boschini, Antonio Tinelli, Carmelo Chiloiro, Vittoria Pinelli, Ornella Galimberti, Franco Grizzardi, Roberto Bezzi, Renzo Picutti e Gigi Bertacco.
Il comitato di coordinamento gestionale è composto invece da rappresentanti di tutti gli enti che compongono il sodalizio (Francesco Vismara, Piero Prenna, Marcello Chianese, Osvaldo Petris) e da tre componenti esterni, esperti di consulenza giuridica alle aziende no profit. I tre fanno parte di uno studio di Milano e, per le loro competenze tecniche e professionali, sono stati individuati da Letizia Moratti come coloro che possono giudicare se i progetti del comitato esecutivo siano fattibili dal punto di vista economico.
Ecco che allora i Moratti con la loro “riservatezza e discrezione”, virtù sulle quali insistono quelli di SanPa, non hanno dimenticato di inviare occhi vigili a monitorare gli affari della comunità.
La longa manus dei Moratti è confermata da una fonte vicina alla comunità: “Il fatto che Letizia abbia un ruolo non formale dice poco, perché comunque nei fatti è destinata a far pesare il suo rolo di “azionista”. Una volta che il figlio maggiore di Vincenzo è stato allontanato, la gestione è stata affidata a questi comitati, guardati un po’ da lontano dalla famiglia Moratti, fintantoché si è visto che non funzionavano. Letizia non avrà sicuramente lo stesso ruolo del figlio di Muccioli, ma indubbiamente nelle decisioni conterà. Anche se non avrà vita facile. I meccanismi interni sono delicati, basta un niente perché crolli tutto”.