Cronaca

Protezione civile, Bertolaso <br> “Io fatto fuori per vendetta politica”

L'ex numero uno dell'ente ha scritto un lungo sfogo sul suo sito web. "Depotenziare la struttura ha prodotto più vittime che vantaggi". Ma nemmeno una riga è dedicata ai motivi, ossia lo scandalo "Grandi eventi" e le inchieste che ne sono seguite

Guido Bertolaso è stato a capo della Protezione civile (Pc) al 2001 al 2010. Dal 2008 ha ricoperto anche la carica di sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’emergenza rifiuti in Campania  su nomina dell’ex premier Silvio Berlusconi. E per nove anni, non si è occupato solo di rifiuti, ma di tutte le emergenze e i cosiddetti ‘grandi eventi’, dal terremoto dell’Aquila, ai vulcani nelle Eolie, dalle aree marittime di Lampedusa, alla bonifica del relitto della Haven, fino ai Mondiali di ciclismo. Ma in questa carriera fulminante, ha collezionato anche una serie di guai: ultimo in ordine di tempo, il 24 gennaio scorso, l’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo nell’ambito di un’inchiesta parallela a quella che ha portato al processo alla commissione Grandi Rischi (leggi). E poi a dicembre del 2011 l’indagine per lo scandalo del percolato versato nel mare della Campania per reati che spaziano dall’associazione per delinquere alla truffa fino alle violazioni ambientali (leggi).

Ma l’uomo che Berlusconi definì “della Provvidenza“, non è riuscito a tacere di fronte alle polemiche che hanno coivolto la “sua” creatura in quest’ultima settimana. E così ha scritto sul suo sito web una lunga riflessione che, senza mai citare le sue vicende giudiziarie, attacca quei poteri che “per motivi politici” hanno svuotato la Protezione Civile. Senza la Pc, “commissariata per vendetta politica”, non si risparmiano soldi ma si hanno più vittime: e quanto è accaduto in questi dieci giorni di maltempo ne è la prova più evidente.

Parole pesanti contro chi, in Parlamento, ha fatto in modo che fosse “impossibile al Dipartimento” intervenire in emergenza “con la stessa velocità di reazione” che la Protezione Civile aveva prima. Ma anche contro chi “ha preso sottogamba il momento davvero critico” e ha “offuscato la gravità e l’imponenza” del maltempo, con “diatribe puerili”, cercando “scuse per giustificare la propria leggerezza, mentre la gente muore assiderata per le strade perché nessuno è andata a soccorrerla”. La dichiarazione dello stato d’emergenza una settimana dopo, attacca, “è grottesca: c’è l’emergenza ma non c’è il commissario con pieni poteri per disporre di mezzi, uomini e soldi come sarebbe stato necessario”.

“Grazie neve, per averci aiutato a capire che la Protezione Civile ci serve”. Ed infatti è “ormai noto a tutti che è una legge dello Stato, la 10 del 2011”, che ha svuotato la Protezione Civile: “Commissariare l’unica struttura capace di coordinare e gestire situazioni di emergenza, sottoponendo ogni decisione al parere preventivo sia del ministero dell’Economia che della Corte dei Conti”, ha avuto “come unico risultato quello di sprecare lo scarso tempo dell’emergenza al suo inizio e di provocare i guasti, e le vittime in più, che è normale aspettarsi se si tarda ad entrare in azione”.

Un commissariamento che secondo Bertolaso ha una doppia matrice politica: “Indebolire, colpendo me, il governo per il quale ho lavorato. E fermare una macchina amministrativa in grado di dare risposte reali alla popolazione, lavorando duramente, anche in condizioni difficili, usando al meglio tutte le risorse”. Dunque non un intervento “indifferibile e indispensabile per evitare sprechi e abusi”, ma “una vendetta” sia verso “personaggi scomodi e troppo popolari” sia verso un Dipartimento che funzionava “obbligando Enti pubblici a coordinarsi in tempi rapidi”. Bertolaso ricorda di aver chiesto “tante volte che rappresentanti del ministero dell’Economia e della Corte dei Conti venissero a lavorare insieme al Dipartimento: mi è sempre stato risposto di no. Perché?”.

Quel che è certo, dice Bertolaso, è che non sarà togliendo i grandi eventi alla Protezione Civile che si risolve il problema della sua operatività. E’ un “falso problema”, sottolinea l’ex capo del Dipartimento, che è stato anche rinviato a giudizio nell’inchiesta sugli appalti del G8. Perché è vero che i grandi eventi “non sono certo costitutivi della missione” del Dipartimento, ma è anche vero che “la Protezione civile non ha mai trascurato alcuna emergenza per inseguirli”. Ed è vero che le norme d’urgenza di protezione civile, “non per sottrarsi al rigore dei controlli ma ai bizantinismi della legislazione ordinaria”, sono state utilizzate in maniera “largamente bipartisan”, sia sotto il governo Prodi che sotto Berlusconi. Ed anche oggi “la prassi della richiesta del grande evento continua: De Magistris lo ha chiesto per gestire la Coppa America e Pisapia l’ha ottenuto per accogliere il papa in visita a Milano”. Dunque la domanda da porsi è: “perchè governi, governatori, sindaci di tutta Italia e di ogni colore politico considerano necessario l’uso di procedure straordinarie?”.

Il vero nodo, quindi, è “rimettere i rischi” del nostro paese “al centro della vita politica”, smettendola “con la tesi che mettere in sicurezza l’Italia è un costo e non un occasione di crescita”. Ci sono, prosegue l’ex capo del Dipartimento, “comuni rimasti da soli a fronteggiare senza soldi problemi spesso più grossi di loro; corpi dello Stato con stipendi da fame; un risanamento pubblico che si fa pretendendo dai governatori di assumersi la responsabilità politica di aumentare l’accise sulla benzina: e taroccando la realtà, non andremo lontani”. Ma allora quale è la soluzione? “Riconoscere che ci siamo sbagliati commissariando la struttura – conclude Bertolaso – e restituirle la pienezza della sua responsabilità per poter agire immediatamente”.