“Ricordati che eri straniero” (ed. Qiqajon Comunità di Bose) è il titolo di un bel libro di Barbara Spinelli, voce autorevole e profonda studiosa degli eventi che segnano la convivenza civile in Europa.
Agile e di facile lettura, ci piace proporvelo per gli spunti, anche relativi al mondo classico e a filosofi di ogni tempo, che presenta. Sono pagine intense di domande e dubbi, con qualche certezza.
“[…] Ognuno ha un’idea diversa del bene, e precisamente da qui nasce la tendenza a virgolettare tutto, a confutare e relativizzare ogni cosa. […] Solo una cosa non è virgolettabile, dunque in alcun modo confutabile, falsificabile. Questa cosa è il male, è la sofferenza. Per questo secolo e fino ai giorni nostri è l’orrore di Auschwitz, il gelo, la fame e l’annientamento della Kolym; è il genocidio dei tutsi in Rwanda e dei musulmani in Bosnia; sono le gole sgozzate di donne e bambini in Algeria e sono i deportati albanesi del Kosovo. E prima ancora è il genocidio degli armeni […]. Non ci si unisce nel bene o in vista del bene, ma nella sofferenza e in vista della lotta contro il male e grazie alla memoria del male partito. Non è detto che io possa fare la felicità dell’altro, anche quando gli voglio bene: ma almeno posso sforzarmi di non volere il suo male”.
A ridosso della Giornata della Memoria, ci sembrava giusto rileggerlo, questo libro. E intanto continuare con il nostro lavoro culturale a facilitare la conoscenza con quell’Altro, che ci si presenta davanti, ci interroga, ci chiede di essere accolto. “Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35).
di Carla Peirolero e Giacomo D’Alessandro
Foto di Federico Vitali