Italia, Spagna, Cipro e Ungheria sono i quattro Paesi europei con maggiori squilibri economici: dove è quindi più urgente intervenire per correggere la situazione. Questo, in sintesi, il segnale d’allarme che la Commissione Ue, salvo modifiche dell’ultima ora, si appresta a lanciare nel suo primo rapporto sul meccanismo d’allerta messo a punto per misurare le condizioni di salute delle economie dei Paesi europei e, se necessario, intervenire in via preventiva per evitare il ripetersi di altri casi come quello della Grecia.
Il documento sarà presentato dal commissario per gli affari economici e monetari Olli Rehn martedì prossimo a Strasburgo, nella sede del Parlamento europeo, dove mercoledì il presidente del Consiglio Mario Monti parlerà davanti all’assemblea riunita in seduta plenaria. E si basa sulla valutazione dell’andamento di dieci indicatori economici che in molti casi – come per il costo della mano d’opera – fotografano la realtà degli ultimi anni. Tanto che nel rapporto si evidenzia che la prima applicazione di questa nuova procedura ha dovuto tenere conto di tutti gli squilibri accumulati in precedenza.
Per l’Italia le principali problematiche individuate non sono certo novità assolute: un livello del debito pubblico troppo alto, nonostante venga riconosciuto che quello dell’indebitamento dei privati è relativamente contenuto, e una competitività che a partire dalla metà degli anni ’90 si è progressivamente ridotta, così come è avvenuto per la produttività. Fronti sui quali il nuovo governo ha già avviato azioni correttive che saranno ulteriormente stimolate dalle valutazioni provenienti da Bruxelles.
Ma intanto, nel quadro delle nuove regole – il cosiddetto six pack – entrate in vigore lo scorso dicembre per rispondere alla crisi dei debiti sovrani con il rafforzamento della vigilanza sull’andamento dei conti pubblici e un maggiore coordinamento delle politiche economiche, la Commissione ha messo nero su bianco la lista dei Paesi più esposti a rischi legati all’esistenza di squilibri macro-economici. E se Italia, Spagna, Cipro e Ungheria formano la pattuglia di quelli messi peggio, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Slovenia e Bulgaria sono quelli posti sotto osservazione. Per la Danimarca, la Finlandia e la Svezia il giudizio resta invece in sospeso.
Il rapporto, che non prende neanche in considerazione in Paesi al centro di programmi di assistenza (Grecia, Portogallo, Irlanda e Romania), sarà uno degli elementi di base su cui si svilupperà, durante il ‘semestre europeo’, l’esercizio di definizione e coordinamento delle misure di politica economica che i singoli Paesi Ue dovranno mettere in cantiere per il 2013. Il testo dovrebbe approdare sul tavolo del prossimo Ecofin.
Quella che si apre domani è comunque, ancora una volta, una settimana cruciale per il futuro dell’Unione europea. Mercoledì l’Eurogruppo si riunirà per decidere il da farsi sul caso della Grecia. Un tema su cui vuole dire la sua anche il Parlamento Ue, che durante la sessione plenaria tornerà alla carica per chiedere ai leader dei 27 iniziative più coraggiose per stimolare la crescita e l’occupazione, soprattutto per i giovani, e voterà una risoluzione in favore del varo degli eurobond.