Mariafrancesca Garritano, étoile del corpo di ballo della Scala, in La verità vi prego sulla danza, ha denunciato una situazione generale: una ballerina su cinque soffre di disturbi alimentari. Ha scritto un libro e rilasciato un’intervista all’Observer (non a Novella 2000), rimbalzata poi sui media italiani.

Le Iene hanno ripreso la notizia, intervistando la ballerina stessa, altre sue aspiranti colleghe e mamme delle allieve della scuola della Scala. Dal servizio non esce un’accusa alla Scala: ma discorsi, preoccupati e preoccupanti, sullo stato di salute delle ragazze.

Laura si è mostrata in tv senza filtri né camuffata. Oggi ha 22 anni, non frequenta più la scuola di ballo meneghina, ma è ugualmente molto magra. Delle allieve del suo corso, ha detto, sei su otto avevano problemi alimentari. Così gravi da non avere più il ciclo mestruale per mesi, a volte per anni. Non ha incolpato nessuno, non ha fatto discorsi enfatici o teatrali. Ha semplicemente raccontato la sua storia: guardando la sua magrezza, ancora oggi, non c’è da dubitare delle sue parole. E l’osservazione vale anche per le sue colleghe.

Anche la mamma di una ballerina della Scuola ha voluto portare la sua testimonianza: questa volta dando le spalle alle telecamere per non danneggiare la figlia. Ha confermato quanto sostenuto dalla Garritano. Anche lei senza urlare allo scandalo: sua figlia non ha le mestruazioni da tantissimo tempo. Però la Garritano è stata licenziata senza tanti complimenti: lede l’immagine del Teatro e della Scuola.

Tutte le volte che una notizia dà fastidio, la stampa viene accusata di strumentalizzare o cercare facili sensazionalismi. Per carità: la categoria non è esente da limiti, pecche e difetti. Per di più a volte anche in malafede. E’ successo anche nella vicenda della Scala. Ecco il comunicato del Corpo di ballo:

“Il sospetto che ci si trovasse di fronte a un mero sfruttamento del caso costruito ad hoc per fini personali o a uno pseudo-scoop che servisse da traino promozionale al libro della Garritano ha avvelenato ulteriormente la situazione. A leggere certi giornali (e anche alcuni comunicati sindacali interni) sembra ci sia una coraggiosa eroina che lotta solitaria contro un luogo infernale dove molte ragazze soffrono nel silenzio della omertosa complicità di tutti gli altri. Le cose non stanno così, non ci sono paladini né inferni, tutta la vicenda è stata gonfiata da alcuni giornalisti in cerca di facili scoop e dalla superficialità di chi legge”
.

Non si tratta di prendere le parti di una o degli altri. Semplicemente si tratta di capire se, come si sostiene, c’è un problema che riguarda la salute. È una cosa che succede anche nel mondo del calcio, dove è accaduto (e forse accade ancora) che la condizione fisica fosse sacrificata a una prestazione atletica perfetta. Il difensivismo è una pessima attitudine. Se il problema non c’è, alla Scala come altrove, basterebbe fare chiarezza.

Il punto non è se Mariafrancesca Garritano cerca pubblicità, né se i giornali le fanno da cassa di risonanza. Nemmeno la reputazione di questo o quel teatro. Il punto è: le ballerine soffrono di questi problemi? Se sì – visto che si tratta di vite – chi può perché deve, se ne occupi. Mettendo da parte gli opportunismi e il problema dell’immagine. Non tutto è commercio, né commerciabile. E sarebbe bello che la parola “responsabilità” – in Italia sostituita troppo spesso dal “vabbuò” – fosse un faro e non un fastidio. Giusto per ristabilire un principio: le persone valgono di più.

Il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2012

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