Al G20 di Cannes, il 4 novembre scorso (riprendendo gli impegni già presi in vertici precedenti), la Germania si era impegnata con altre 19 nazioni – fra cui l’Italia – a introdurre “misure aggiuntive a sostegno della domanda interna” e della “crescita nel medio termine”; e inoltre a favorire “il riequilibrio delle partite correnti” della Bilancia dei Pagamenti, tramite opportune “riforme volte a stimolare la domanda interna”. L’Italia, a sua volta, si era impegnata a ridurre, e se possibile annullare, il deficit strutturale del bilancio pubblico. Si tratta, in entrambi i casi, di politiche indispensabili per consentire alle economie europee di funzionare utilizzando una moneta comune. Noi italiani abbiamo mantenuto i nostri impegni. La Germania, invece, non ha neanche iniziato a mantenere i suoi. Come mai?
Il primo ministro italiano non ha esitato a richiamare più volte, pubblicamente, e con grande enfasi mediatica, la Germania, a “fare di più” per l’Euro. Tuttavia, nel merito, non ha mai posto al cancelliere tedesco le semplici domande di cui sopra; non ha chiesto il rispetto degli accordi del G20; non ha chiesto politiche espansive. Anzi semmai il contrario. Perché? Crede ancora di essere il Commissario Europeo alla Concorrenza?
Lo squilibrio fra le spinte recessive e quelle espansive sta aggravando la recessione europea, con effetti particolarmente gravi in Grecia, Italia, Spagna, e Portogallo. I popoli vogliono che i governi combattano la recessione e la disoccupazione; i governi si occupano di tutto fuorché della crisi. Così si sfascia l’Europa. Perciò la prossima volta che la signora Merkel si dichiara impressionata dai progressi dell’Italia, ci piacerebbe che il capo del Governo italiano – franchezza per franchezza – rispondesse così: “Ringrazio il Cancelliere… Purtroppo noi non possiamo dire altrettanto sui progressi del Governo tedesco…!”