Un applauso e tante lacrime mentre il giudice legge la sentenza. Che però si rivela amarissima per i familiari dei 47 morti per amianto della reggiana Icar: sono scaduti i termini per applicare il reato di omicidio colposo
Accolte quasi del tutto le richieste del pm Guariniello, aveva chiesto 20 anni e il reato esteso per tutti gli stabilimenti italiani del gruppo industriale sotto accusa, perché i giudici hanno posto una distinzione tra i diversi stabilimenti italiani, dichiarando i due ex vertici Eternit colpevoli per quanto riguarda Casale Monferrato e Cavagnolo (Torino), mentre il reato risulta estinto per prescrizione negli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna e Bagnoli in Campania.
Uno dei quattro stabilimenti italiani, come noto, aveva sede a Rubiera, con il nome di Icar. I fatti contestati ai due imputati vanno dal1952 al 2008. Lunghi anni, in cui l’amianto ha provocato più di 2300 decessi: solo nel reggiano i morti sarebbero 47, ma la cifra non è ancora definitiva.
Nel lunghissimo elenco dei risarcimenti per i parenti delle vittime, sindacati e associazioni onlus non sono così apparsi i familiari delle vittime della Icar. Un’amara beffa dopo quattro anni di processo, tanto che da Reggio Emilia per assistere alla sentenza, ieri era partito un pullman dalla Camera del lavoro a bordo del quale c’erano anche il sindaco di Rubiera, Lorena Baccarani: il consigliere regionale del Pd, Roberta Mori; Antonietta Acerenza per la Provincia, rappresentanti del Cora. Insieme a loro parenti di lavoratori Icar morti per mesotelioma pleurico, il cancro ai polmoni scatenato dall’amianto ed ex dipendenti.
d.t.