Milano ha un numero crescente di grattacieli vuoti e sta pervicacemente continuando a costruirne per via delle decisioni prese negli anni dalle amministrazioni di centro destra. Ma perlomeno non se ne vanta. Alle inaugurazioni di grattacieli il sindaco non partecipa. Solo il presidente della Regione Formigoni batte la grancassa al proprio Pirellone Bis.
Politecnico di Torino attiverà invece un master per insegnare a costruire grattacieli, finanziato da Intesa San Paolo e dalla Camera di Commercio. Il dibattito e la cerimonia di inaugurazione al magnifico Castello del Valentino hanno visto un concorso impressionante di autorità cittadine: oltre al prorettore del Politecnico, erano presenti l’amministratore delegato di Intesa San Paolo, il Sindaco Fassino, il direttore della Stampa Calabresi e persino il Procuratore Capo della Repubblica Caselli. Neanche all’inaugurazione dei master di Ingegneria dell’Auto erano presenti queste diverse personalità.
Torino crede di passare da città dell’auto a città dei grattacieli? Sicuramente non nell’immediato: da mesi ad esempio sta andando deserta ogni gara che mette in vendita i diritti volumetrici per una torre di 166 metri ai margini del centro di Torino, gemella di quella che si sta costruendo per la Banca Intesa San Paolo (progetto iniziato quando l’attuale ministro dei trasporti Passera ne era ancora l’amministratore delegato). Tuttavia la Regione – prima con Bresso e adesso con Cota – sta sperperando centinaia di milioni nella costruzione di una torre di 200 metri al Lingotto, progettata dal celebre Massimiliano Fuksas. Insomma sta seguendo l’esempio del Comune di Torino e del gigante progettato da Renzo Piano che ospiterà gli uffici di Intesa San Paolo, che ormai è in piena fase di realizzazione. Il master del Politecnico di Torino è una vera e propria glorificazione di quel progetto e Renzo Piano, che si è lasciato usare come cavallo di Troia dello sfondamento del paesaggio sobrio e storico di Torino, ne è il nume tutelare. Replicando agli interventi critici dei professori Montanari e Faraggiana, Piano ha però riconosciuto il ruolo positivo dei comitati anti-grattacieli come quello di Torino: positivo – ha detto – perché può apportare dei miglioramenti al suo progetto ma anche perché può prevenire un’eccessiva proliferazione di grattacieli.
Nell’impostazione dei lavori del master, ha detto il direttore Caldera, si dovrà dare spazio anche ai punti di vista contrari. Questo atteggiamento così pluralistico e tollerante nei confronti del dissenso è emerso però solo dalle parole del momento, frutto della contingenza. Il comitato Non Grattiamo il Cielo infatti è venuto a sapere del dibattito in maniera fortuita – sul sito del Politecnico non c’era alcun comunicato, cosa molto strana per una cerimonia ufficiale – ed è riuscito ad entrare nella sala con molte difficoltà. Ci si è dovuti accordare con alcune testate giornalistiche minori per accreditarsi come giornalisti e solo così è stato ottenuto il lasciapassare. Inoltre, l’unico intervento è stato possibile solamente infilandosi con decisione nella parte “domande del pubblico”. Gli agenti Digos perlomeno hanno lasciato che si esibisse sul terrazzo lo striscione “Non grattiamo il cielo di Torino” e quello con la panoramica della città che la torre di Intesa San Paolo stravolgerà.
La più recente intervista di Renzo Piano sulla “sua” creatura è stata intitolata dalla Stampa sulla ” Leggerezza del grattacielo che non toccherà terra”. Un grattacielo volatile, per una grande banca. Ci vorrebbero invece banche coi piedi per terra e a misura d’uomo. E non si capisce soprattutto perché adesso la classe dirigente di Torino si entusiasmi per espansioni di edilizia gigante “alla milanese” che la città si era finora saggiamente risparmiata. (Se mai il Politecnico di Milano dovesse inaugurare un master in grattacieli – e ne dubito – a De Bortoli e Bruti Liberati non passerebbe neppure per l’anticamera del cervello di andare all’ inaugurazione.)