Riduzione del deficit di 4 mila miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, da raggiungere attraverso tagli alla spesa ma soprattutto grazie a tasse più alte per i ricchi. Nuovi investimenti per rivitalizzare un’economia ancora stagnante, soprattutto nei settori dei trasporti e dell’educazione. Sono i punti forti del budget 2013 che Barack Obama ha inviato al Congresso Usa e che rappresenta il documento economico ufficiale con cui il presidente affronta la battaglia per la rielezione alla Casa Bianca. “Non si tratta di guerra di classe, ma del benessere della nazione – ha detto Obama, esponendo il suo piano davanti a studenti e professori del Northern Virginia Community College -. Si tratta di fare le scelte giuste, che non vadano soltanto a vantaggio di coloro che hanno raggiunto ottimi risultati negli ultimi decenni, ma anche della classe media, di coloro che si battono per diventare classe media e dell’intera nazione”.
Nell’intenzione della Casa Bianca, 1.500 miliardi di riduzione del deficit arriveranno da un innalzamento delle tasse per i più ricchi e dalla fine degli incentivi fiscali per le imprese (il governo federale dovrebbe recuperare 61 miliardi in 10 anni grazie a una nuova imposta a carico delle istituzioni finanziarie che hanno goduto del salvataggio pubblico; altri 41 miliardi arriverebbero dalla fine dei “tax breaks” per le società petrolifere, del gas e del carbone). Obama ha di nuovo fatto riferimento all’assurdità di un sistema “per cui la segretaria di Warren Buffet paga una percentuale di tasse superiore al suo capo”. La “Buffet Rule” che il presidente ha detto di voler approvare prevede che gli americani con redditi superiori al milione di dollari all’anno paghino il 30% del loro reddito in tasse.
Il budget 2013 della Casa Bianca proietta un deficit per l’anno fiscale in corso (che termina il 30 settembre) di 1330 miliardi di dollari. Si tratta del quarto anno consecutivo in cui viene sforato il tetto dei 1000 miliardi. Secondo il piano proposto da Obama, il deficit dovrebbe scendere a 901 miliardi di dollari nel 2013, per arrivare a 575 miliardi nel 2018. Tra i tagli alla spesa previsti nei prossimi dieci anni, il documento cita quelli ai programmi spaziali e militari (favoriti dalla fine della guerra in Iraq e dalla riduzione delle operazioni in Afghanistan), oltre a riduzioni per i sistemi pensionistici e sanitari degli impiegati federali e per i sussidi agli agricoltori.
In un anno elettorale, Obama ha comunque dato nel budget ampio spazio agli investimenti e alla necessità di far ripartire l’economia americana. “Aumentare gli investimenti nell’istruzione, nell’energia pulita è molto più importante di tagliare le tasse ai super-ricchi”, ha detto, approfondendo i toni populistici del suo messaggio, già molto forti nel discorso sullo Stato dell’Unione e nell’ormai celebre discorso “del Kansas”, lo scorso novembre, quando Obama promise “un’opportunità di maggiore eguaglianza” per tutti gli americani.
Per favorire la creazione di posti di lavoro a breve termine, il budget 2013 prevede investimenti di 50 miliardi per ristrutturare la rete dei trasporti; 30 miliardi per la modernizzazione delle 35 mila scuole pubbliche e altri 30 miliardi per nuove assunzioni nei settori dell’istruzione e della polizia. La cifra complessiva per i nuovi investimenti dovrebbe toccare i 476 miliardi.
Obama sa bene che molte delle proposte delineate nel suo piano non diventeranno mai legge. I repubblicani, che controllano la Camera, hanno più volte bocciato l’idea di nuovi investimenti e mantengono una posizione nettamente contraria all’idea di aumentare le tasse per i più ricchi. Mitt Romney, candidato repubblicano alla presidenza, ha subito definito la proposta “un insulto al contribuente americano”. E Hal Rogers, chairman della Commissione Bilancio della Camera, ha criticato la mancanza di tagli energici nel Medicare, nel Medicaid e nel Social Security.
Il budget 2013 è del resto visto da molti osservatori negli Stati Uniti come un modo, per Obama e i democratici, di arrivare alle presidenziali come i difensori della classe media, rilanciando un messaggio di crescita economica in un momento in cui la disoccupazione nel Paese resta molto alta, superiore all’8% della forza lavoro.