Nonostante il dispiegamento di qualsivoglia strumento dilatorio, oltre ogni ragionevole strategia difensiva e ogni vergogna, è arrivata, pur se incompiuta, la requisitoria del processo Mills che Berlusconi pretendeva di smaterializzare.
Se David Mills con una involontaria freddura aveva definito tutta la vicenda, dalla sua ammissione (una confessione stragiudiziale) alla successiva equilibristica ritrattazione, “una fiction“, le ore che hanno preceduto la requisitoria sono state scandite dagli ultimi maldestri tentativi della difesa per impedire che Fabio De Pasquale prendesse la parola.
Una girandola di trovate da avanspettacolo forense: dai 60 nuovi testi richiesti da Ghedini in apertura di udienza, dopo quattro anni di dibattimento, all’acquisizione di nuovi ducumenti con tanto di disposizione di una nuova perizia contabile, fino alla pretesa di dare lettura alle dichiarazioni dei testimoni non sentiti in dibattimento, per arrivare giusti giusti all’ora X della prescrizione.
A proposito della richiesta surreale rivolta al tribunale di stabilire chiaramente quali atti avrebbe utilizzato per valutare la responsabilità dell’imputato con connessa pretesa di dare lettura integrale di tutti i testi non sentiti, come se la difesa non avesse preso parte al processo, il pm ha parlato di “formalismi già visti in processi di mafia“.
Una valutazione confermata obiettivamente dalla storia giudiziaria del contrasto alla mafia fino e oltre il maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino, ma che ha suscitato reazioni furenti da guerra a tutto campo contro i soliti magistratati milanesi, anche a costo di gettare un’ombra sul clima idilliaco delle grandi riforme “condivise”.
Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto che sta curando in prima linea le trattative ufficiali e riservate sul fronte complessivo delle riforme con il Pd, ha aperto la raffica delle invettive e delle intimidazioni contro “il recidivo” Fabio De Pasquale, già “famigerato” appartenente a “un’associazione criminale” secondo l’imputato.
Il suo avvertimento contro i metodi da “tribunale speciale” su cui “il Csm dovrebbe dare un’occhiata né distratta, né omissiva” è stato solo il primo di una abbondante dozzina di comunicati, da parte di scatenati difensori parlamentari al seguito, che hanno amplificato la pantomima vittimistica del duo Ghedini-Longo.
Anche se non è certo che Fabio De Pasquale possa concludere la sua requisitoria prima che intervenga ancora una volta la prescrizione, una non priorità secondo l’attuale ministro della giustizia, gli italiani hanno almeno potuto ascoltare che “Berlusconi è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio“ e che la prova fondamentale ma non esclusiva sta “nella sentenza a sezioni unite con cui la Cassazione, prosciogliendo per prescrizione David Mills, ne affermava la responsabilità”.
E secondo il pm sono altrettanto chiari i moventi della corruzione del testimone Mills: l’esigenza di opacizzare la contabilità off shore di famiglia; la necessità di occultare a chi facesse capo la galassia All Iberian da cui partirono i 10 miliardi di lire per Craxi; l’urgenza di nascondere la reale proprietà di Telepiù in palese violazione della legislazione antitrust.
In questi giorni gli italiani continuano a essere tormentati molto concretamente dalla crisi con l’aggiunta dell’emergenza neve, mentre il perimetro della stampa e dei media nazionali sembra delimitato dall’andamento meteo e dall’effetto Monti con tanto di spettacolare ricaduta internazionale. Forse si può spiegare così il sostanziale disinteresse per il fatto che un procuratore della Repubblica debba giustificarsi perché tenta di concludere la sua requisitoria per un reato di particolare gravità e che un collegio sia accusato di agire come “tribunale speciale”, che mette “sotto i piedi” i diritti della difesa, solo perché respinge delle provocazioni e tenta di chiudere un processo con una sentenza.
Il ribaltamento della realtà e la scomparsa dei fatti, a riconferma che l’aria è cambiata veramente molto poco, sono arrivati a tal punto che il tentativo di esercitare la giurisdizione da parte dei magistrati competenti viene prospettato alla pubblica opinione come un abuso di potere o peggio ancora come un interesse privato. Certo, non è una novità assoluta e l’imputato non è più presidente del Consiglio, ma le reazioni politiche sono state inesistenti e l’informazione ha tenuto un basso profilo un po’ eccessivo.
Abbastanza incredibilmente, ma nemmeno tanto, la giornata clou del processo Mills è andata in cronaca verso pagina 20, con un richiamo in prima, su grandi giornali nazionali e ha avuto l’apertura in home page solo su rarissime testate.
Quello che gli ha dedicato maggior spazio, pro domo sua (in senso proprio) è stato Il Giornale on line, con una puntuale diretta dal tribunale punteggiata da involontarie e imperdibili notazioni comiche e accompagnata da una copiosa serie di commenti in prevalenza dedicati ai “tribunali stalinisti” e ai pm persecutori per i quali si auspica la fine di Garzón, ma anche di Gheddafi.