Siamo sinceri: di sentire Carlo Giovanardi non ne possiamo più. Un giorno sì e quello dopo pure, Giovanardi si sbizzarrisce a sparare frasi agghiaccianti su gay e lesbiche. Stilare una classifica a partire da quella più fine o più simpatica è impossibile, perché nessuna di queste supera il livello minimo di decenza umana e linguistica che ci si aspetta da un politico di un Paese come il nostro.

Eccone alcune: “Il bunga-bunga va bene, purché sia tra uomo e donna”. La pubblicità di IKEA? “Offensiva e di cattivo gusto“. I suoi amici: “Un generale una volta mi disse: ‘Una volta l’omosessualità era severamente proibita, oggi è tollerata. Non vorrei che un giorno diventasse obbligatoria‘”. Infine, “se uno è omosessuale è affar suo, ma se fa apertamente coming out non è più affare suo, la sua omosessualità diventa un manifesto politico“. Ieri la chicca: alla domanda di cosa provasse a vedere due uomini o due donne baciarsi in pubblico, lui ha risposto: “A lei che effetto fa se uno fa pipì? Se lo fa in bagno va bene, ma se uno fa la pipì per strada davanti a lei, può darle fastidio“.

Il paragone è inequivocabile. Una manifestazione di amore e di affetto – tale è il bacio tra due persone che si amano, indipendentemente dal loro essere dello stesso sesso o di sesso diverso –  è considerata da Giovanardi come qualcosa di fastidioso, che merita di realizzarsi soltanto all’interno di una toilette. Anzi peggio, perché l’immagine evocata del bacio tra due persone è quella della strada: l’idea sottostante rimanda alla sporcizia, alla volgarità, all’insanità. All’essere sporchi, fuori luogo e malati. Come cani randagi, insomma, più o meno.

Turba poi il contesto del discorso nel quale Giovanardi esprime la propria opinione: quello dell’educazione. “Ci sono organi costruiti per ricevere e organi costruiti per espellere“, spiega l’onorevole, offrendo una rara lezione di anatomia. L’educazione dei più piccoli deve svolgersi, secondo lui, secondo questo principio. Allora, bambini, tutti pronti ad imparare il Giovanardi-pensiero? E voi insegnanti, tutti pronti a diffonderlo? Pronti voi docenti di medicina a classificare gli organi umani come “recettivi” ed “espulsivi”? E a spiegare, naturalmente, che quelli appartenenti all’una categoria non possono appartenere all’altra. Meno male che ci sono menti tanto illuminate a mostrarci la giusta strada per una sessualità responsabile e, soprattutto, “naturale”.

E meno male che il cervello della maggior parte delle persone non è solo espulsivo, ma anche recettivo.

Ad offuscare il Giovanardi-omofobico-pensiero è, purtroppo per lui, la sentenza resa dalla Corte europea dei diritti umani lo scorzo 9 febbraio nel caso Vejdeland c. Svezia. In Svezia i discorsi d’odio contro le persone omosessuali sono puniti con ammende e, nei casi più gravi, con la reclusione (fino a 2 anni). Il Signor Vejdeland doveva pagare una multa per aver introdotto negli armadietti degli studenti di una scuola superiore dei volantini che riportavano, tra l’altro, le seguenti frasi: “I vostri insegnanti sanno benissimo che l’omosessualità ha un effetto devastante sulla morale della società e viene consapevolmente considerata come qualcosa di morale e di buono. Voi dovete dire loro che la piaga dell’HIV e dell’AIDS si è sviluppata grazie agli omosessuali e al loro stile di vita promiscuo […] e che le lobby gay stanno cercando di diffondere la pedofilia e anzi di renderla legale“.

Quel signore ha impugnato la sentenza di condanna, sostenendo che le sue sono opinioni legittime e che, subendo una condanna per omofobia, egli verrebbe così privato del suo sacrosanto diritto alla libertà di espressione. L’abbiamo già sentita questa frase: sull’omosessualità chiunque può dire quello che vuole. Come se diffondere l’odio e offendere la dignità di un’intera categoria di persone fosse questione di libertà.

La Corte ha sancito un principio importantissimo: punire l’omofobia non infrange il diritto alla libertà di espressione, ove le pene previste siano applicate con proporzionalità. Ovviamente, tutto questo non si riferisce al nostro Paese, ove una legge contro l’omofobia non esiste. Ma la sentenza fa piazza pulita delle opinioni contrarie – solitamente usate dai cattolici, ça va sans dire – per sostenere che è un loro diritto opporsi a una legge contro l’omofobia (pur facendo rabbrividire pensare che un cristiano in generale possa dirsi contrario a una legge in difesa delle persone, ma pazienza, così è).

In altri termini, paragonare gay e lesbiche ai cani randagi non significa sostenere un’opinione, ma dire una castroneria. Se fosse in Svezia, Giovanardi sarebbe in galera da tempo. Con l’aggravante della recidiva.

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