Per il capo di Stato in arrivo da Berlino il soggiorno italiano è un'occasione per allontanarsi due giorni dall'attenzione mediatica che in patria c'è nei suoi confronti dopo la scoperta di una serie di scandali: dall'accusa di aver mentito al parlamento regionale della Bassa Sassonia al prestito ottenuto da una banca a condizioni di favore
La sua visita, organizzata su invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, punta a sottolineare la fiducia dell’economia tedesca nell’Italia, a mostrare l’apprezzamento della Germania per le riforme avviate dal governo Monti e a incoraggiare quest’ultimo a proseguire sulla strada intrapresa, fanno sapere da Schloss Bellevue, il Quirinale tedesco. Wulff terrà questa mattina a Roma una conferenza stampa con Napolitano, poi vedrà i presidenti di Camera e Senato e lo stesso Monti. Martedì volerà a Milano, dove incontrerà il sindaco Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Nel pomeriggio leggerà un discorso sull’Europa all’Università Bocconi. Mercoledì la visita si sposta a Bari, dove è in programma un colloquio col presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Difficile che i tedeschi rivedranno sui loro giornali le stesse foto pubblicate dalla Bild in occasione dell’ultima visita a Roma del presidente tedesco e della sua seconda moglie Bettina: i Wulff sorridenti davanti la Fontana di Trevi, i Wulff al fianco di Napolitano e del sindaco di Roma Gianni Alemanno, i Wulff davanti la Lupa capitolina. Titolo dell’articolo: “Bella Bettina!”. Era appena il luglio dello scorso anno, ma sembra un’eternità: da allora la reputazione di Wulff è calata a picco, al punto che molti, in Germania, ritengono non possa più rappresentare un'”istanza morale”, requisito numero uno per qualunque presidente tedesco. Ormai il 48% dei cittadini federali vorrebbe le sue dimissioni.
Tutto parte da uno scoop che la Bild si ritrova tra le mani a metà dicembre. L’accusa: Wulff avrebbe mentito al parlamento regionale della Bassa Sassonia, quando era ancora governatore del Land. Nel 2010, rispondendo a un’interrogazione parlamentare dei Verdi, Wulff negò di aver avuto negli anni precedenti dei rapporti d’affari con Egon Geerkens, un suo amico imprenditore. E omise così di ricordare che appena due anni prima la moglie di Geerkens gli aveva concesso un prestito di 500.000 euro a tasso agevolato per comprarsi una casa (lo stesso Geerkens ha ammesso di aver partecipato in prima persona alla definizione delle condizioni del prestito). Il presidente ha provato a bloccare la pubblicazione dello scoop, lasciando un messaggio pieno di minacce sulla segreteria telefonica del direttore della Bild, Kai Diekmann.
Da allora la stampa tedesca non fa che scavare nel suo passato. Così si è scoperto tra l’altro che Wulff si è sfilato dal contratto coi Geerkens e ha stipulato un prestito con la BW-Bank a condizioni che difficilmente verrebbero concesse a un tedesco medio, che ha usufruito di un dubbio upgrade in business class su un volo Lufthansa, che tra 2003 e 2010 ha passato sei volte le vacanze – gratis – nelle ville di alcuni amici imprenditori, che avrebbe avuto il privilegio di guidare una nuova Audi Q3 già nell’estate del 2011, cioè diversi mesi prima che il modello venisse lanciato sul mercato. E ancora: che un produttore cinematografico, David Groenewold, gli ha messo a disposizione nel 2005 un cellulare aziendale e nel 2007 ha saldato di tasca propria il conto di una vacanza coi Wulff in un hotel sull’esclusiva isola tedesca di Sylt (Wulff sostiene di avergli restituito una parte in contanti).
Secondo la stampa tedesca Groenewold sarebbe a capo di una società di comodo che avrebbe ottenuto dal governo della Bassa Sassonia una garanzia pubblica di quattro milioni di euro. E così la Germania vive il controsenso istituzionale di un presidente che di fatto resta al suo posto per volere del cancelliere. Angela Merkel non può permettersi di perdere, nel giro di neanche due anni, il secondo presidente da lei scelto (il predecessore di Wulff, Horst Köhler, si era dimesso nel maggio 2010). Inoltre, in caso di dimissioni di Wulff, la coalizione guidata da Merkel potrebbe non avere i numeri necessari per far passare un proprio candidato nella speciale assemblea che elegge il presidente. Come se non bastasse, se gettasse adesso la spugna Wulff potrebbe non avere diritto al lauto trattamento pensionistico che spetta a tutti gli ex capi della Repubblica federale: 199.000 euro all’anno. Le sue dimissioni non avrebbero infatti – come prevede la legge – motivazioni di salute o politiche.
L’effetto degli scandali lo si è visto domenica sera: diversi big del mondo cinematografico hanno rifiutato l’invito a una serata di gala organizzata da Wulff in occasione della Berlinale. Meglio non farsi vedere in sua compagnia, sembra essere la loro logica.