Il partito dell'estrema destra olandese Pvv, guidato dal leader xenofobo Gert Wilders, ha aperto un sito-bacheca in cui invita i cittadini a pubblicare proteste e denunce contro gli immigrati est-europei. L'iniziativa ha suscitato le proteste del governo bulgaro e la reazione della vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, responsabile Ue per la Giustizia, secondo la quale ''il Pvv chiede apertamente alla gente di essere intollerante''
Un sito web meldpuntmiddenenoosteuropeanen.nl per raccogliere le denunce di cittadini olandesi vittime di reati commessi da cittadini polacchi, romeni e bulgari e le storie di posti di lavoro persi “a causa” dell’immigrazione dei neo-comunitari: è questa l’ultima provocazione del leader razzista Geert Wilders, che sostiene esternamente la coalizione di centro-destra alla guida dei Paesi Bassi dal 2010, per cercare di risollevare le sorti del suo movimento, il Pvv, dato fortemente in calo nei sondaggi. Se la trovata era stata pensata da Wilders con lo scopo di riaccendere i riflettori, l’operazione può dirsi perfettamente riuscita: al putiferio scatenato in patria la scorsa settimana si sono aggiunte ieri le proteste delle ambasciate di 10 stati membri delle regioni centro-orientali e questa mattina addirittura una menzione da parte del presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz che nel corso dell’ apertura della sessione plenaria, ha assicurato che non mancherà di discutere della faccenda con il premier olandese Mark Rutte in un incontro fissato per il prossimo mese.
Proprio la posizione di Mark Rutte, si sta facendo con il passare dei giorni sempre più scomoda: rifiutando di commentare la vicenda, il leader della destra conservatrice olandese, si era trincerato dietro ad un serafico “Wilders non è parte della coalizione” ma negli ultimi giorni, al fronte interno e a quello diplomatico, si sono aggiunte anche le parole durissime della commissaria europea Viviane Reding che ha definito il sito del Pvv una vera e propria “istigazione all’intolleranza”, sottolineando come un’iniziativa del genere mini alla base i principi su cui è fondata l’Unione. La maggioranza risicata che sostiene il gabinetto di centro-destra, il forte calo nei sondaggi della coalizione ed il rischio concreto di elezioni anticipate – qualora venisse meno l’appoggio del PVV – hanno messo all’angolo il premier, criticato da una fetta consistente di parlamentri del suo stesso partito, che chiedono a gran voce una ferma presa di distanza da Wilders. Quest’ultimo, dopo mesi di “assenza” dal palco mediatico, a causa delle turbolenze interne al suo partito, e di un docile basso profilo tenuto nei confronti dell’esecutivo, che sta pagando molto caro in termini di consensi, lascia momentaneamente da parte la sua guerra contro l’Islam, a favore della più elettoralmente remunerativa – in periodo di crisi economica – campagna contro gli immigrati comunitari.
In risposta alla nota della Reding ed alle proteste della diplomazia dei paesi dell’Est, il leader islamofobo, si è sbrigato a sventolare alla stampa le (presunte) 30 mila denunce che sarebbero arrivate nel corso della settimana di vita del sito, a conferma -dice lui- della validità dell’iniziativa, nonostante la pagina web non sia composta altro che da uno scarno questionario anonimo, con dubbio valore statistico, e da un quesito aggiuntivo rivolto a coloro che hanno perso il proprio lavoro a vantaggio di un cittadino dell’europa centro-orientale. Al coro di indignazione si è aggiunta la satira della rete, con la nascita di diversi siti-parodia, tra i quali spicca meldpuntlimburgeense.nl/ contro i guasti causati al paese dall’immigrazione dal Limburgo, la provincia a sud-est del paese da cui proviene Wilders.