Come tutti i ribelli che non vogliono portare rispetto, aveva un conto in sospeso con i ricordi. Così, è tornato nel calcio. “Lo sport te lo puoi scordare”, gli dicevano i medici, quando gli avevano trovato un tumore all’addome. Diagnosi senza scampo, sembrava. Fine della storia? Macché, solo l’inizio di una nuova avventura. Sliding doors, vite fratturate, che sembrano chiudersi, e invece si riaprono e scorrono. Così, ha vinto. Contro le menti illuminate, contro il destino, contro l’Inter dei prepotenti. Emiliano Mondonico, un combattente, uno tosto. Che non si ferma davanti agli ostacoli. Ha sopportato di tutto, nella sua carriera. Anche una seconda operazione. Ma domenica scorsa, la vittoria: il suo Novara, ultimo in classifica, sconfigge l’armata nerazzurra. “Catenaccio? No, tattica”, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano di svelare il suo segreto. E ancora: “Il calcio è semplice, più semplice di come tanti lo vogliono far passare. Basta capire i propri giocatori”. Ecco qua. Un mondo.
Nelle sale, da pochi giorni, è uscito un film: L’arte di vincere, con Brad Pitt (eh…va beh!), ma soprattutto tratto da una storia vera (e dal romanzo Moneyball): in cui vige il concetto romantico e sportivo di una squadra fondata sulla coesione di tutti i giocatori e sulla fiducia riposta nelle loro potenzialità, che farà fare grandi risultati nel baseball agli Oakland Athletics (ha reclutato giocatori scartati dalle altre società, che avrebbero invece potuto avere un potenziale vincente) recuperando terreno, giornata dopo giornata, e ottenendo poi una serie di 20 vittorie consecutive (un record, a oggi, imbattuto nel baseball) e dimostrando la validità delle idee innovative di chi le ha pensate, e – naturalmente – osteggiate da tutti. L’ho visto ieri, dopo la partita Inter- Novara, e in qualche modo mi sono fatta influenzare. Nel film, le frasi che rimangono più in mente sono: “lo sport è una metafora della vita”, o anche: “dobbiamo vincere contro il pensiero globale”, oppure: “come si fa a non essere sentimentali davanti ad un campo verde”, e ancora: “se sei un perdente, goditi solo lo spettacolo”. Ecco, quindi, il significato di questa partita. Il Novara che batte l’Inter, questo gol di Caracciolo, e questa nuova mentalità di Mondonico.
Ma ora, ecco anche le mie domande: perché nel calcio è così difficile imporre nuove idee? Perché domina sempre il pensiero più banale? Perché il punto di vista diverso, nel calcio, non è proprio preso in considerazione? Come Mondonico, quanti ce ne sono? Chi crede veramente nel Novara? L’Inter, cosa rappresenta realmente?