I redditi dei ministri rimangono segreti<br/>Ma entro martedì devono essere pubblici
La trasparenza invocata da Monti è finita nel nulla: ieri sono scaduti i termini di 90 giorni per pubblicare la situazione patrimoniale del membri dell'esecutivo e solamente Profumo ha reso noto i propri dati, ma solo in parte. Così il Cdm decide di darsi un'altra settimana di tempo
Sicuramente hanno avuto ben altro cui pensare in questi primi 90 giorni di lavoro. Come confezionare il decreto Salva-Italia, che già nel nome ha l’implicita fatica (tentata) dall’esecutivo. Ma la trasparenza era uno dei punti più battuti da Monti. E lui è il primo dei ritardatari. Nella sua pagina ci sono appena due righe di biografia: “Nato il 19 marzo 1943 a Varese. Il 9 novembre 2011 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica”. Punto. Eppure Monti era stato chiaro al suo insediamento: “Renderemo pubblici i redditi e i patrimoni entro la scadenza di legge”. Cioè 90 giorni dal 17 novembre 2011, data in cui i tecnici sono entrati a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Antonio Catricalà si è preoccupato di avvisare i componenti dell’esecutivo con una circolare che comunicava come il 14 febbraio il tempo scadesse. “Il prossimo 14 febbraio scade il termine di 90 giorni che ci siamo prefissati per dare pubblicità alla nostra situazione patrimoniale. Il presidente del Consiglio mi ha incaricato di chiedervi di pubblicare ciascuno sul proprio sito istituzionale tutti i dati che possono dar conto della vostra, anche al di là di quanto si è tenuti per legge a fare”. Era il 9 febbraio. E, come detto, solamente Profumo ha in parte rispettato la scadenza indicata. Ieri così il Cdm si è riconosciuto un’altra settimana di tempo.