“Gli uomini delle forze dell’ordine anche se sbagliano non sono mai assassini”. Daniela Santanchè non inserisce nel suo post su Twitter e Facebook il nome di Luigi Spaccarotella, ma è evidente il riferimento alla sentenza di condanna dell’agente della Polstrada. Solo ieri la Corte di Cassazione lo ha dichiarato colpevole dell’omicidio volontario del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007, e la Santanchè non ha atteso che poche ore per esternare il suo pensiero. Oltre 4.000 commenti in meno di sei ore e quasi tutti negativi. I più leggeri sono “Vergognati”, “hai perso un’altra occasione per stare zitta” o “come lo chiami un individuo che uccide un altro?”. E poi una raffica di insulti irriferibili. Rari i commenti di difesa ed approvazione, tra cui “cara Daniela, tutti hanno capito il senso della tua frase ma vogliono strumentalizzarla”, un “d’accordissimo” e circa 200 “mi piace”.

Il padre di Gabriele Sandri, Giorgio, si è detto molto rattristato per la frase dell’ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio. “Devo pensare che per la Santanchè la legge non è uguale per tutti” ha detto. “Mi dispiace – ha aggiunto – perché noi abbiamo sempre cercato di mandare messaggi diversi, abbiamo affrontato questo processo combattendo contro un individuo che si è macchiato di un delitto e di un gesto scellerato, non certo contro le istituzioni e tanto meno contro la polizia. Ho sempre detto, e ancora oggi voglio ricordare, che le prime persone a spendere parole per Gabriele, e per noi, sono stati il Capo della polizia e il capo dello Stato”.

L’ex collega di partito della Santanachè, Fabio Granata, ora vicecoordinatore di Fli, ha commentato indignato: “Nell’onorare la memoria di Gabriele Sandri, considero vergognose le parole della Santanchè: riesce sempre a sintetizzare il peggio della politica e dei sentimenti umani”.

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