Martedì scorso, poche ore prima che venisse dichiarata l’incostituzionalità della Proposizione 8 nello stato della California, sguaiati applausi sono scoppiati nel Parlamento ugandese all’annuncio che alcuni deputati avevano ripresentato un controverso disegno di legge che di fatto legalizzerebbe l’odio contro la comunità ugandese degli omosessuali, dei transgender e dei transessuali.
La proposta di legge, nota con il nome di Legge contro l’omosessualità, imporrebbe a famiglie, medici e operatori socio-sanitari di denunciare tutti coloro sospettati di essere omosessuali, transgender o transessuali e introdurrebbe pene severe, che potrebbero arrivare fino alla pena di morte, a carico di quanti non denunciano i loro concittadini. In caso di approvazione, la “Legge contro l’omosessualità” – unitamente ad altri disegni di legge pendenti dinanzi al parlamento come, ad esempio, alcune parti della Legge per il controllo e la prevenzione dell’Hiv/Aids – avrebbe anche l’effetto di indebolire le iniziative volte a contrastare la diffusione dell’Hiv in Uganda contribuendo a un allarmante incremento del numero dei sieropositivi.
Questa situazione costituisce una seria minaccia per i diritti e le libertà di tutti gli ugandesi ed è una palese violazione del diritto internazionale. Nega ai cittadini omosessuali, transgeder e transessuali il diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione e al lavoro. Crea un’atmosfera di odio, di intolleranza e di paura. Criminalizza le iniziative, sia collettive che individuali, della società civile volte alla tutela dei diritti legali degli ugandesi. E mette l’imprimatur della legge sulla discriminazione di genere o fondata sull’orientamento sessuale. Siamo in presenza di una palese soppressione dei diritti di tutti gli ugandesi e del tentativo di abolire la libertà di parola e di associazione in un Paese in cui la società civile è molto attiva e vivace.
I sostenitori del disegno di legge affermano di voler proteggere i bambini ugandesi – giocando sul diffuso pregiudizio che non fa alcuna distinzione tra omosessualità e pedofilia. In realtà è proprio questo disegno di legge che mette in pericolo i bambini. La legge imporrebbe alle famiglie ugandesi di tradire la fiducia e di denunciare fratelli e figli. La legge obbligherebbe i medici a venire meno all’obbligo della riservatezza e a rifiutare le cure agli ugandesi. Di fatto, se questo disegno di legge fosse approvato, distruggerebbe le famiglie ugandesi, farebbe aumentare il numero dei sieropositivi e costituirebbe uno spaventoso precedente nel campo della repressione di quei gruppi che tutelano diritti invisi ai politici.
Inoltre, per gli ugandesi l’approvazione del disegno di legge non è la sola minaccia. La reintroduzione di questa normativa minaccerebbe la sicurezza della comunità di omosessuali, transgender e transessuali e la sicurezza di chiunque fosse sospettato di appartenervi. Oggi in Uganda assistiamo alla violenza delle squadracce e a discorsi che incitano all’odio amplificati dal sensazionalismo dei media e dalla retorica omofobica dei capi religiosi. In tutto il Paese omosessuali, transgender e transessuali sono già oggetto di aggressioni e stupri, estorsioni da parte dei vicini e arresti arbitrari ad opera della polizia.
Se sosteniamo i diritti umani e civili degli omosessuali, dei transgender e dei transessuali negli Stati Uniti, dobbiamo anche opporci con forza all’approvazione di questo disegno di legge e mobilitarci per impedire che l’omofobia di Stato prenda piede in qualsivoglia Paese. Se sosteniamo i diritti umani, non possiamo ignorare la brutalità legalizzata contro un qualsivoglia gruppo della comunità globale.
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto