Diritti

Vivisezione, l’Italia “svolta” all’indietro

Ecco, ci siamo. Nel gelo che attanaglia l’Italia, c’è almeno un luogo dove non è necessario pompare metano extra: sono i siti e le pagine facebook delle associazioni animaliste surriscaldati dall’imminente recepimento della Direttiva sulla vivisezione, detta anche legge “sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici”. Una contraddizione in termini, dal momento che l’unica protezione accordata da questo testo riguarda gli interessi dei potenti conglomerati chimico-farmaceutici, che sono riusciti a piegare il legislatore europeo ai propri desideri così come i refoli della Bora stendono i fuscellini di primavera: senza fatica.

Si capisce che il momento è caldo anche dal numero di finti “sfaccendati” e/o sostenitori dichiarati della sperimentazione animale che frequentano le suddette pagine facebook, disseminandole di affermazioni del tipo “se sei contro la vivisezione, evita di prendere l’aspirina!” oppure di domande come “sarà meglio sperimentare su un cane o su tuo figlio?” (con costoro, quando si ha tempo e voglia, è sempre interessante portare il ragionamento alle sue più serie ma semplici conseguenze, e ribattere: “meglio tuo figlio o un piccolo africano”? e stare a vedere che cosa rispondono).

Uno dei tre o quattro argomenti preferiti dai fan della vivisezione, ribadito anche da associazioni come AIRC e Telethon nei loro comunicati ufficiali, è che la vivisezione non esiste più perché è stata da tempo sostituita con la sperimentazione scientifica, regolata dalle leggi vigenti. E allora vediamole queste leggi, guardiamo pure la Direttiva 10/63/UE in procinto di diventare il testo vincolante in materia di sperimentazione nei 27 Paesi dell’UE. Approvata a Strasburgo nel settembre 2010 – dunque nel terzo millennio dopo Cristo – irradia la stessa limpida compassione per il vivente, la stessa dirittura morale e la stessa autorevolezza scientifica di un suppliziario medievale.

Ecco alcune delle cose che vi si leggono:
– l’articolo 11, afferma che sarà possibile sperimentare su cani e gatti randagi, e che d’ora in avanti il commercio di randagi destinati alla sperimentazione tra tutti gli stati membri dell’UE non sarà più reato (articolo 2);
– gli articoli 16 e 55 consentono di riutilizzare più volte lo stesso animale, anche in procedure che gli provocano intenso dolore, angoscia e sofferenza;
– l’articolo 14 permette di sperimentare su qualunque tipo di animale (scimmia, cane, gatto, topo, ratto, capra, cavallo, coniglio, maiale, pesce, uccello…) senza anestesia e/o senza somministrare antidolorifici anche se l’animale è sofferente, se i ricercatori lo ritengono opportuno;
– nell’allegato VIII della Direttiva, tra le decine di esperimenti elencati a mo’ di esemplificazione, c’è la possibilità di praticare toracotomie (apertura del torace) senza somministrare analgesici, quella di costringere gli animali al nuoto forzato e altri esercizi finché non sopraggiunge la morte per esaurimento, quella di somministrare scosse elettriche fino a indurre l’impotenza, quella di tenere in isolamento totale cani o scimmie per lunghi periodi, quella di immobilizzarli ad libitum nelle apposite gabbie di contenzione…
– nell’allegato IV , invece, sono elencati i metodi di soppressione degli animali già passati per la sperimentazione: distruzione del cervello, dislocazione del collo, dissanguamento, decapitazione, elettrocuzione, colpo da percussione alla testa, overdose di anestetico, colpo di proiettile, biossido di carbonio (e non si pensi che quest’ultimo sia il meno doloroso perché è vero il contrario).

Insomma, questa è la legge sulla “sperimentazione scientifica” concertata a Bruxelles dai rappresentati del popolo, dal Consiglio dei Ministri e dalla Commissione. Per contrastarne il recepimento in Italia, cinque associazioni animaliste e antivivisezioniste – LEALComitato scientifico Equivita, Fondazione Hans Ruesch, LIDA Firenze e Uomo natura animali – hanno indirizzato una Lettera aperta al ministro della Salute Renato Balduzzi, con la richiesta di aprire un dibattito pubblico “intorno ai principi etici e scientifici che devono ispirare una legge sulla ricerca medico-tossicologica all’altezza dei tempi”.

Sarebbe una mossa rivoluzionaria. Così come rivoluzionario è il Rapporto intitolato La sperimentazione tossicologica nel XXI secolo: una visione e una strategia, che uno dei massimi istituti scientifici americani, il National Research Council, ha pubblicato già nel 2007, decretando che la sperimentazione animale non è predittiva per l’uomo e va superata. Per quanto strano possa sembrare, infatti, la sperimentazione animale è il solo metodo di ricerca biomedica a non avere mai superato un processo di convalida, l’unico che si regga da sempre sull”autocertificazione” di chi la pratica.

Ora, gli Stati Uniti invocano una “svolta epocale” che metta finalmente alle corde l'”autocertificazione” dei vivisettori, che punti sullo sviluppo di metodi di ricerca biomedica più sicuri, predittivi e rilevanti per la specie umana, che spiani la strada a un nuovo circolo virtuoso di investimenti e sviluppo scientifico. Ma l’Europa non se ne dà per intesa e la sua “svolta epocale” ha deciso di farla al rovescio: in una brutale concorrenza al ribasso con la Cina e altri paesi orientali, dove in fatto di vivisezione tutto è permesso.