Economia & Lobby

La Caporetto della crescita

Le stime preliminari della crescita del Pil del quarto trimestre certificano che l’economia europea è probabilmente entrata in recessione nel quarto trimestre 2011. Di sicuro, lo sono già Italia, Spagna, Portogallo e Grecia insieme a Belgio e Olanda. Il governo Monti è intervenuto con dure misure che forse hanno in parte contribuito nel brevissimo termine a peggiorare la recessione, ma raddrizzano una situazione che avrebbe portato al default. Ed è più chiaro perché Mario Draghi abbia inondato di liquidità i mercati monetari e finanziari europei prima di Natale.
di Francesco Daveri, Lavoce.info

Le stime preliminari della crescita del Pil del quarto trimestre diffuse da Eurostat certificano quello che tutti gli uomini di azienda sanno già da un pezzo: l’economia europea è probabilmente entrata in recessione nel quarto trimestre 2011.

Quarto trimestre 2011: arriva la recessione

Tecnicamente, non si può ancora concludere che l’intera economia europea sia entrata in recessione. La definizione statistica dice che ci vogliono due trimestri di crescita negativa per tirare questa conclusione. I dati Eurostat, invece, indicano per ora un -0,3 sia per l’area euro che per l’Unione Europea a 27 nel quarto trimestre 2011. Ma nel terzo trimestre 2011, il dato medio era ancora positivo. Il guaio però è che alcuni paesi europei sono già entrati in recessione nel quarto trimestre 2011.
Per la Germania, il quarto trimestre 2011 mostra un meno 0,2 per cento. Ma il dato di tutto l’anno per i tedeschi è semplicemente stellare: il Pil 2011 rispetto al 2010 si chiude con un ottimo +3 per cento. C’è però da dire che i tedeschi il loro +3 annuo se lo sono guadagnato soprattutto nella prima metà dell’anno. Una considerazione simile vale per il Regno Unito che mostra un dato leggermente negativo nel quarto trimestre 2011 (-0,2), ma dopo una stringa di +0,4, 0 e +0,6 nei primi tre trimestri 2011, che danno un dato annuale ancora in positivo. Solo la Francia, in controtendenza rispetto agli altri grandi paesi europei, continua a mostrare una crescita del Pil moderatamente positiva (+0,2) anche nel quarto trimestre, il che rappresenta un piccolo viatico per le ambizioni di rielezione del presidente Sarkozy.
Italia, Spagna, Portogallo
e, naturalmente, Grecia sono invece già in recessione, come anche Belgio e Olanda. L’Italia, con il meno 0,7 del quarto trimestre, presenta il dato peggiore di tutti i paesi, tranne la Grecia. Il dato del quarto trimestre, se confermato dalla stima ufficiale (che sarà diffusa tra un mese circa), porterà la crescita del Pil dell’Italia a +0,3 per il 2011 rispetto al 2010, di circa mezzo punto percentuale inferiore a quella attesa dal governo. Mezzo punto di Pil in meno vuol dire un peggior andamento del deficit per circa la metà di questa entità, cioè un peggioramento del dato di 0,25 punti di Pil, cioè 3,5-4 miliardi. Il rischio è quello di chiudere il 2011 con un dato di deficit leggermente superiore al 4 per cento e un dato di debito vicino a 120,5 per cento del Pil.

I due Mario contro la recessione

I dati del quarto trimestre 2011 – una vera e proprio Caporetto della crescita per qualche paese – ci aiutano a mettere in fila e a capire meglio due degli avvenimenti degli ultimi mesi. Primo, si riesce a valutare il costo delle esitazioni e degli errori della calda estate 2011, la fine del governo Berlusconi e il decreto salva-Italia di Monti. Ilgoverno Monti è intervenuto con dure misure che hanno forse anche un po’ contribuito nel brevissimo termine a peggiorare la recessione, ma sta raddrizzando una situazione che ci stava portando dritti dritti al default. In secondo luogo, si capisce meglio perché l’altro Mario – Draghi – abbia inondato di liquidità i mercati monetari e finanziari dell’Europa poco prima di Natale. La sua iniziativa non sta ancora ridando tutto il fiato di cui ci sarebbe bisogno alle aziende europee, perché le banche hanno per ora messo a riserva per prudenza i fondi presi a prestito. Ma con la situazione in via di assestamento dal punto di vista delle finanze pubbliche (anche grazie all’approvazione del Fiscal Compact nel marzo 2012), nei primi mesi del 2012 le aziende ricominceranno a chiedere fondi per investire e le famiglie – oggi in difficoltà – proveranno a guardare di nuovo al futuro e quindi a rivolgersi in banca per acquistare beni durevoli e magari una casa. E, grazie a Draghi, le banche non potranno più dire di non avere soldi da prestare.
Dobbiamo provare a ricordarci che quasi cento anni fa dopo Caporetto c’è stato il Piave.

* Francesco Daveri è professore ordinario di Politica Economica presso l’Università di Parma. Insegna anche nel programma Mba della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi. Ha collaborato con la Banca Mondiale, il Ministero dell’Economia e la Commissione Europea. Scrive sul Sole 24 Ore ed è membro del Comitato di redazione de LaVoce.info.
La sua attività di ricerca riguarda soprattutto la relazione tra innovazione, produttività e crescita. Oltre a numerosi articoli su riviste internazionali e italiane, ha scritto Centomila punture di spillo con Carlo De Benedetti e Federico Rampini (Mondadori, 2008), e Innovazione cercasi (Laterza, 2006).