La nota ricorda che “fino alla bancarotta di Eternit Italia, nel 1986”, l’industria, la comunità scientifica e le autorità (come l’Organizzazione mondiale della sanità) erano d’accordo sul fatto che “’l’uso controllato’ dell’amianto fosse possibile” e che le autorità italiane, all’epoca, non avevano alcuna normativa specifica. “In Italia – conclude la nota – l’amianto venne vietato solo nel 1992”. Quanto al procedimento in sè l’accusa mossa a Stephan Schmidheiny al processo Eternit “non è menzionata nel codice penale italiano e, quindi, sembra che sia stata inventata”. Si tratta di una delle “violazioni” che, si sostiene, in Svizzera avrebbero portato alla sospensione del procedimento. “Le imputazioni – si afferma – sono estremamente vaghe e imprecise. Il pubblico ministero accusa gli imputati di ‘non aver preso azioni per eliminare un disastro’. Tuttavia questa imputazione non è menzionata nel codice penale italiano e, quindi, sembra che sia stata inventata”. “Questo – continua la nota comparsa sul sito – viola la fondamentale regola secondo cui ‘non ci sono sanzioni senza una leggè, che fu stipulata nell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani”.