Cultura

I Marlene Kuntz non sono San Remo (noi nemmeno)

Circa un anno fa, scrissi un articolo sui Marlene Kuntz, nel quale l’analisi a corredo puntava sul fatto che a governare la carriera del gruppo di Cuneo, non erano certamente state “le concessioni” bensì le scelte lucide e coerenti protrattesi nel tempo. Tra queste, era menzionato che, contrariamente ad altri gruppi italiani come Afterhours, Subsonica e Bluvertigo, Godano e soci non erano mai scesi a patti con la ritualità nazional-popolare del Festival di San Remo e questo poteva a quel tempo essere un indiscutibile motivo di vanto.

Ai giorni nostri i Marlene che fanno?  Ma è chiaro, vanno a San Remo! La tesi avanzata dal sottoscritto viene a cadere in un nano secondo, frantumandosi in mille pezzi. La formazione piemontese cambia strategie, disorientando perlomeno in parte i propri fans e andando a nutrire la folta schiera di band di cui si parlava. Godano e Co. nel rispetto delle parti, hanno cercato di nobilitare la propria scelta, mantenendo alte le  certezze, dichiarando tramite lettera ufficiale, le ragioni di tale decisione.

Pur non entrando nel merito, l’operazione sanremese, evidenzia – ancora una volta – sempre e solo “la canzone italiana”, capace di fagocitare – “Nel Nome del Santo” – anche chi non avrebbe mai pensato di appartenervi. Se lo mettano in testa coloro che ritengono possibile sfuggire ai più beceri luoghi comuni: all’estero non ci conoscono certo per la musica del Teatro degli Orrori; la classifica dei cantanti italiani più celebri è guidata da Andrea Bocelli e, a seguire, Modugno e Pavarotti. Chi altri? Certo non i Verdena e tantomeno i Marlene Kuntz.

Tornando a San Remo, ognuno ha il festival che si merita, il nostro più importante è indubbiamente quello della città ligure. Negli States le tradizioni in tal senso sono variegate e “leggermente” diverse: proprio in questo periodo prende vita – sullo sfondo di una torrida Austin (Texas) – il SXSW Festival. La ricetta è decisamente invitante, gli ospiti di fama mondiale incorniciano una situazione elegiaca in cui a brillare è proprio la città, adoperatasi a tutte le ore e in ogni luogo possibile, affinchè la musica diventi protagonista. Non solo grandi nomi ma anche e soprattutto il sottobosco musicale, proveniente da tutte le parti.  In passato vi hanno suonato diverse band italiane: nomi noti e non, come Afterhours e Carmen Consoli. Ma il gusto della ricerca si è concentrato prevalentemente su artisti semi-sconosciusti. Conoscete gli A Classic Education? Che dire dei Les Fauves? E le Lilies on Mars? Giusto il trio (già in rampa di lancio con Battiato), si prepara ad atterrare ad Austin tra qualche giorno.

Parliamo di realtà inequivocabili che hanno trovato e troveranno se non il successo, perlomeno una chance per affermarsi. Lontano dall’Italia s’intende. Sì perché dalle nostre parti, “l’indipendenza” rimane ostaggio dell’incompetenza che trafigge pedissequamente il fantomatico mondo musicale nostrano, abilmente supportato dai media di settore, nessuno escluso.

Vogliamo parlare dei Festival Europei? Girando la ruota, la pallina si ferma su Barcellona, il  Sonar per tradizione e qualità, riesce ogni anno a stupire: andatevi a vedere il programma del 2012! Preferite viaggiare verso est? Budapest è la città che fa per voi. Lo Sziget musicalmente è quanto di meglio si possa immaginare in seno ad un festival. Se invece volete andare sul sicuro, esiste Glastonbury che non ha certo bisogno di presentazioni.

Istruzioni per l’uso: occorre sapere che in in questi paesi, difficilmente troverete teatri e poltrone in velluto rosso; farete fatica anche a vedere in prima fila Mara Venier e non troverete nemmeno Celentano pronto a fare sermoni fuori fuoco. Quello cui andrete incontro, sarà un’esperienza semplicemente fantastica, perché all’estero la musica è suonata e vissuta per quello che è.

L’eliminazione  dei Marlene Kuntz, ieri sera, davanti a quella pletora di matusa cresciuti a pane e Al Bano, semmai ce ne fosse bisogno ci  ricorda che – in casa nostra – l’ignoranza in termini musicali regna sovrana. Inutile anche solo abbozzare ipotesi di risanamento, questa è la realtà. L’Italia molto banalmente è un paese per vecchi e quindi ben venga l’esclusione! La gara a prescindere non interessa, i Marlene a conti fatti “non sono” San Remo e nemmeno noi.

Nel frattempo il solito dj qualunque, alla ricerca del suo yogurt preferito, ha sentito vagheggiare – nell’aria del supermercato – Canzone per un figlio, mixata piuttosto abilmente con Respirare, il pezzo di Gigi D’Alessio e Loredana Bertè.
Robe da matti.

9 canzoni 9 … per non essere San Remo

Lato A

Show Me The Place • Leonard Cohen

The Gravedigger’s Song • Mark Lanegan

Around the Lake • Paul Weller

Immaculate • Shearwater

Lato B

Video Games • Lana Del Ray

Medicine • Tindersticks

The Dustlands • The Walkabouts

You Never Loved This City • Piano Magic ft. Brendan Perry

La Vampa 2 • Giardini di Mirò

(Foto: LaPresse)