La questione People mover entra nel vivo e, mentre in lontananza comincia a sentirsi il rombare delle ruspe, il comitato che si oppone alla monorotaia scopre le carte: “Se servirà metterci davanti ai mezzi che vogliono entrare nei cantieri, mi sdraierò anche per terra. La nostra sarà una resistenza non-violenta, ma comunque una resistenza”. A parlare è Lorenzo Alberghini, uno dei promotori del gruppo, che ieri sera si è riunito nella sua prima assemblea metropolitana. Durante l’incontro fa anche una specie di reclutamento: “Se dovessero partire i lavori, sarete tutti contattati con gli sms. In pochi minuti potremo mobilitarci e presentarci lì davanti”.
Presenti circa 120 persone: giovani studenti, signore e signori di mezza età, nessun politico (a parte il consigliere del Movimento 5 stelle, Marco Piazza). L’incontro, in cui c’è stato anche un collegamento Skype con uno dei leader dei No Tavdella Val di Susa, Claudio Giorno, era programmato già da molte settimane. Arriva tuttavia in dei giorni molto caldi sul tema della discussa monorotaia, che negli ultimi mesi ha monopolizzato l’agenda politica sotto le Due torri. Martedì è infatti arrivata l’approvazione da parte dei tecnici comunali del progetto esecutivo, il penultimo tassello di un lungo iter, che vede questa discussa grande opera in programma addirittura dal 2005. Erano i tempi del sindaco Sergio Cofferati, che ha lasciato in città un’opera che costerà 110 milioni, di cui almeno 30 a carico del pubblico (Regione e Sab, la società dell’aeroporto).
Proprio l’approvazione del progetto esecutivo di martedì ha ufficializzato ciò che si sapeva da tempo. L’opera costerà 20 milioni in più rispetto a quanto previsto inizialmente e questo sta facendo vacillare nuovamente la maggioranza in consiglio comunale. Il Partito democratico, grande sponsor dell’opera è sotto l’attacco dei colleghi di maggioranza vendoliani, che ora chiedono chiarimenti su quei soldi in più. Il sindaco Virginio Merola, fino a poche settimane fa strenuo difensore della monorotaia, scoppiato lo ‘scandalo’ del rincaro, ha frenato gli entusiasmi di costruttori e colleghi di partito: “Abbiamo approvato il progetto esecutivo, ma non abbiamo ancora convalidato questa cifra”.
A presentare il piano economico-finanziario di cui parla Merola dovrà essere la società concessionaria Marconi express, che già da tempo, anche a causa dei ritardi di Rfi sui lavori della nuova stazione ferroviaria, aveva preavvisato dei maggiori costi. La società, nata a inizio 2010, è formata al 75 % dal bolognese Consorzio cooperative costruttori, Ccc (che vinse l’appalto nel 2009) e al 25 % da Tper, la ex Atc, società pubblica di trasporti ora in mano a Regione e Comune di Bologna.
Dunque una società pubblica in un affare che doveva essere portato avanti in project financing. In altre parole, dai privati, che se ne sarebbero assunti i rischi d’impresa. “Ma senza la garanzia del pubblico – dice qualcuno durante l’assemblea di ieri sera dei No People mover – le banche non daranno mai il mutuo. È un’opera troppo rischiosa a livello economico, per andare in pareggio il biglietto non dovrebbe costare7,5 euro, ma 9 euro”.
Dopo l’approvazione del piano finanziario infatti, per partire servirà l’ok degli sportelli finanziari. Un via libera che, visti i rincari, potrebbe essere non più così scontato. Vanni Pancaldi, il primo promotore del comitato No people mover, prende in mano il documento approvato martedì dai tecnici del comune e spiega: “Chi è che finanzierebbe un’opera dove il Comune dice che in caso di necessità bisogna costruire un’altra via di corsa, cioè un altro People mover?”. Effettivamente, nella dichiarazione di martedì dei tecnici comunali, la questione è posta proprio in questi termini. “In caso di insufficienza a servire i flussi di domanda – si legge nel comunicato di approvazione del progetto – il gestore sarà tenuto a mettere in atto un programma di espansione del sistema per aumentarne la potenzialità di carico, mediante l’inserimento di nuove navette o il raddoppio della via di corsa”.
Intanto, in attesa della eventuale apertura dei cantieri – “dove faremo anche azioni di resistenza fantasiose per far vedere che i cittadini ci sono”, spiega Pancaldi – per i 120 riuniti ieri sera c’è un altro appuntamento alle porte. Si tratta del cosiddetto momento pubblico di incontro nella centralissima Sala Borsa programmato per il prossimo 25 febbraio. Il confronto è stato promosso dal Comune dopo la bocciatura di una istruttoria pubblica chiesta dal comitato, che aveva raccolto 3.700 firme. “Sarà una presa in giro. Che cosa vengono a discutere, se hanno approvato il progetto?”, si chiede Pancaldi. Lorenzo Alberghini lancia quindi la provocazione e preannuncia possibili contestazioni: “Visto che quell’incontro è una presa in giro, e come tale lo tratteremo”.