Del ministro della Giustizia Paola Severino si conosce la brillante carriera d’avvocato da sempre vicino alle stanze del potere. La lista dei suoi clienti comprende pezzi da novanta del mondo finanziario come il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone e l’ex banchiere Cesare Geronzi. Meno nota è l’attività del ministro come investitore in proprio. Investitore in banca, per la precisione. Poca cosa, in verità, se la confrontiamo con il tesoretto azionario del collega ministro Corrado Passera, che nelle settimane scorse ha annunciato la vendita del suo pacchetto milionario di azioni Intesa. Severino invece possiede una piccola quota del Gruppo Bancario Mediterraneo. Si tratta dell’ 1,20 per cento (valore nominale 500 mila euro) del capitale della holding creditizia a cui fa capo la Banca Federiciana di Bari.
La sorpresa però è un’altra. Tra i membri del comitato etico della Banca Federiciana compare anche Paolo Di Benedetto, marito del ministro Severino. Di Benedetto, anche lui avvocato, per anni funzionario e poi commissario della Consob, ha lasciato l’Authority di controllo dei mercati finanziari nel marzo 2010. Nel giro di un paio di mesi è approdato nel comitato etico della Federiciana. Tutto bene, se non fosse che normalmente i componenti dei comitati etici vengono scelti tra personalità prive di legami con soci e amministratori. Per Di Benedetto, marito dell’azionista Severino, questi legami esistono. L’istituto pugliese, nato nel 2004 per iniziativa di un gruppo di imprenditori, fin qui non se l’è passata granché bene. Nel 2009, con la regia della Banca d’Italia, il controllo della Banca Federiciana è passato al Gruppo Bancario Mediterraneo. Ed è in questa occasione che l’allora avvocato Severino ha comprato le sue azioni.
A proporle l’investimento fu l’amico Enzo Cardi, professore all’Università Roma 3 nonché, per molti anni, presidente delle Poste con Corrado Passera nel ruolo di amministratore delegato. Cardi, anche lui azionista con poco meno del 3 per cento del capitale, è diventato presidente del gruppo bancario. A quanto sembra, però, il cambio al vertice non ha portato grandi novità sul piano dei risultati, almeno nei primi mesi della nuova gestione. La banca pugliese, infatti, ha continuato a viaggiare con i conti in rosso. Dal 2007 il bilancio si è sempre chiuso in perdita. E nel 2010 (ultimi dati pubblicati) il deficit, anche per effetto della svalutazione di crediti a rischio, è arrivato a superare i 4,5 milioni. Una somma importante, se si pensa che la banca Federiciana, con i suoi 3 sportelli (Bari, Andria e Barletta) e i 30 dipendenti, può contare su una raccolta di 46 milioni e mezzi propri per una trentina di milioni.
Peggio ancora, negli ultimi mesi del 2010 la Banca d’Italia guidata da Mario Draghi ha mandato i suoi ispettori per una verifica sulla gestione. “Carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”, questo il verdetto. Tra l’altro Bankitalia ha rilevato che circa “un terzo delle erogazioni” è andato a favore di soggetti “riferibili a esponenti aziendali”. In altre parole il 30 per cento dei prestiti sono stati concessi a dirigenti o azionisti dell’istituto. E così, ad agosto dell’anno scorso, la Vigilanza ha disposto sanzioni per un totale di 121 mila euro a carico di amministratori, collegio sindacale e un paio di manager. Tra i multati c’è anche il vicepresidente Maurizio Traglio, l’imprenditore (settore gioielleria) che è azionista e consigliere di Alitalia. Difficile pensare, a questo punto, che Severino sia particolarmente soddisfatta dell’investimento. Dividendi non se ne vedono e il valore delle azioni perde quota per via delle perdite in bilancio. “Ma io quei titoli sto cercando di venderli”, ha risposto il ministro al Fatto Quotidiano. Il problema, a quanto pare, è trovare un compratore. Perché, con i bilanci che si ritrova la Banca Federiciana, per il momento non sembra esattamente un gioiellino.
da il Fatto Quotidiano del 16 febbraio 2012