Nell’immediato, la domanda è se Angela Merkel lascerà più libertà alla Bce e se accetterà di potenziare il fondo salva Stati. Ma sul medio-lungo periodo quali sono le reali intenzioni della cancelliera e soprattutto dei suoi concittadini? Cosa vuol fare la Germania da grande?
E’ una problematica che in questo momento interessa molto a Parigi, dove il confronto con l’oltre Reno, come lo chiamano loro, è costante, tra complessi d’inferiorità e ansie per il futuro. Molto interessante l’analisi in merito di Sabine Syfuss-Arnaud, giornalista del settimanale Challenges, che individua sei vie possibili per la Germania di domani, quasi sempre incompatibili tra di loro:
1) Dominare l’Europa. E’ un dato di fatto (l’economia tedesca rappresenta il 26% di quella dell’Eurozona ed è una delle poche a correre ancora). I tedeschi sono coscienti della propria superiorità: sono riusciti a imporre i loro punti di vista (vedi la regola d’oro del pareggio di bilancio), a stoppare gli eurobond. E due su tre componenti della troika sono teutonici… Siamo di fronte all’egemonia tedesca sull’Europa? Forse. Anche se il loro ministero degli Esteri ha messo su una cellula di riflessione per capire come sembrare meno arroganti…
2) Rafforzare l’asse con Parigi. E’ stato a lungo quello portante dell’Europa unita, con una Francia politicamente più forte ed economicamente più debole. E viceversa. Al di là delle amabili apparenze, quell’equilibrio non funziona più. Berlino potrebbe decidere di ritornare a scommettere davvero sull’asse franco-tedesco. Dopo aver visto chi vincerà alle prossime presidenziali, fissate in Francia questa primavera.
3) Uscire dall’euro. Era un tabù fino a poco tempo fa. Ma ormai non lo è più. Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca, insiste sulla creazione di un’Eurozona a due velocità. E in gennaio Wolfgang Retzle, presidente del gruppo Linde, ha detto proprio che la Germania dovrebbe mettere in conto di uscire una volta per tutte dall’area euro. Attualmente, indica un sondaggio, il 63% dei tedeschi non si fida dell’Europa.
4) Accodarsi ai Brics. Sono i Paesi emergenti più dinamici (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Secondo le previsioni attuali l’economia tedesca, fra il 2025 e il 2030, sarà superata da quelle brasiliana e indiana. E se la Germania entrasse a far parte del gruppo? E, in un certo senso, voltasse le spalle all’Europa? Alla fine non è una scelta. Sono anche i fatti: fra l’inizio del 2009 e la metà del 2010 le esportazioni tedesche verso la Cina sono cresciute di oltre il 70%.
5) Guardare all’Est europeo. Con un ex cancelliere, Gerhard Schroeder, amico di Putin e dirigente di Gazprom, e una cancelliera come la Merkel, nata nella Repubblica democratica tedesca (e che parla perfettamente il russo). E con una gioventù letteralmente affascinata da Varsavia e da Mosca, la Germania è sempre più attratta dall’Europa orientale. E distratta dall’Eurozona.
6) Trasformarsi in una grande Svizzera. Alla fine è il sogno del tedesco medio: poter prosperare in tranquillità. E optare per il disimpegno su tutti i fronti. Quello militare (dopo l’invio di truppe per scopi umanitari in Somalia, Bosnia e Kossovo, il rifiuto di partecipare all’operazione in Libia). Ma anche per quanto riguarda la crisi dell’Eurozona. In fondo, perché esporsi così tanto? Perché pagare di tasca propria per gli errori degli altri? Perché non diventare una grande, ermeticamente chiusa neo Svizzera?