Marco Travaglio, Leoluca Orlando, Antonio Di Pietro, Giuliano Pisapia, Bruno Tabacci. Ovvero, Mani Pulite da ogni possibile punto di vista: giornalistico, del magistrato, dell’avvocato, dell’imputato (Tabacci, assolto in due distinti processi). Il ventennale dall’inchiesta che portò alla fine della Prima Repubblica ha occupato oggi il palco del teatro Elfo Puccini di Milano: sala Shakespear colma in ogni centimetro quadrato, un tutto esaurito che ha lasciato centinaia di persone scontente, stipate nell’atrio e fuori del teatro. A tenere le redini della riflessione, Gianni Barbacetto, che ha guidato i cinque ospiti in dialogo tra passato, presente e futuro per ricordare ciò che è stato, come ha determinato l’oggi e cosa sia possibile fare per manovrare il domani, secondo il fil ruoge della corruzione, stanata allora, presente ancora, da eliminare possibilmente presto. Un concetto condiviso con diverse sfumature, dal pessimismo di Antonio Di Pietro, all’ottimismo di Pisapia, dal senso di perseveranza di Tabacci, alla concretezza di Travaglio. “Dopo 20 anni – ha detto Di Pietro – stiamo ancora peggio, allora c’era un tumore, oggi stiamo alle metastasi”.
E così a venti anni dall’inchiesta di Manipulite la “corruzione sta dilagando”: il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha lanciato l’allarme spiegando però che si tratta soprattutto di “singoli piuttosto che di un contesto complessivo come in passato”. Di quella stagione, che lui ha vissuto nel ruolo di avvocato, dice che da salvare c’è certamente “il fatto che è cessato il senso di impunità”, anche se poi negli anni successivi “si è arrivati con leggi ad personam a tentare di evitare che si arrivasse a una sentenza”. Quello che, secondo il sindaco, bisogna sicuramente evitare, “è un clima in cui ci sia una contrapposizione frontale fra politica e magistratura”. La sua visione per il futuro è però ottimistica. “Ho l’ impressione – ha concluso – che la politica sia ancora più debole che allora. Il consenso della politica è in calo e questo deve far riflettere, puntare a una seria autoverifica e a una apertura” alla partecipazione e in questo senso, a suo dire, la partecipazione alle primarie è un segnale positivo”.