Mondo

Non siamo a Sanremo, siamo in Cina

Come sapete il vicepresidente Xi Jinping, l’uomo che probabilmente diventerà il prossimo leader della Repubblica popolare cinese, è andato negli Stati Uniti per rinforzare i contatti con l’establishment americano e avallare le sue credenziali di statista. Il tutto in vista della sua prossima nomina a presidente, questione di mesi ormai. Obama gli assicura che la crescita “pacifica” della Cina è assai benvenuta (eccome no! Così entro il 2020 la Cina scalza anche l’egemonia politica statunitense). Gli raccomanda però di migliorare lo stato dei diritti umani per “riconoscere le aspirazioni e i diritti di tutti i popoli” (ma certo, come no? Solo qualche sparatoria contro i tibetani disarmati, se monaci meglio ancora, e qualche anno di carcere ai dissidenti, anche se artisti).

Al che l’agenzia di stampa del governo cinese Xinhua risponde che gli Stati Uniti “devono evitare ulteriori danni e disturbo” alle relazioni fra i due paesi – già non proprio idilliache per la questione dell’Iran appoggiato dalla Cina e invece vieppiù sanzionato dagli Stati Uniti, e per la questione della Siria. Insomma, Stati Uniti, impicciatevi degli affari vostri – ché ai quattro tibetani e i tre dissidenti in croce (proprio in croce!) ci pensiamo noi!

Il signor Xi Jinping è andato in Usa senza un celebre sostenitore: sua moglie, la famosa cantante folk Peng Liyuan, che detiene anche il grado di generale maggiore dell’esercito. Una gran bella donna, anche se fa un certo effetto vedere un’artista famosa che si esibisce in uniforme (tra l’altro, su quale campo di battaglia se l’è guadagnata? In quale accademia militare?). Nei giorni della visita circolava il video in cui lei canta Laundry Song, una canzone tradizionale di solidarietà tra l’esercito e il popolo: lei è molto ispirata, lo sguardo rivolto verso l’alto e sempre circondata da radiose ragazze.

“Laundry Song” Performed by Peng Liyuan from HPeaks on Vimeo.

Chi ci aiuterà a voltare pagina? Chi ci aiuterà a costruire ponti? Chi ci aiuterà a rimettere a posto le strade? Chi ci libererà? È il caro Esercito popolare di liberazione! La stella salvifica del Partito comunista! L’esercito e la gente sono una sola famiglia.

Ci aiuta a lavare i nostri panni [cioè, ci solleva dai lavori pesanti, ndr]

Hey! Chi ci aiuterà a mietere l’orzo? La nostra felicità non ha limiti. È il caro Esercito popolare di liberazione! La stella salvifica del Partito comunista!

Paradossalmente, circolava anche un secondo video fumetto della stessa canzone, cantato da una famosa cantante tibetana, Sonam Wangmo. Si vede l’ex Tibet, ora provincia della Cina: prima Lhasa con il Potala, il palazzo un tempo sede del Dalai Lama e della sua corte, poi una ragazza tibetana che tutta felice lava i panni di un soldato cinese.

“Laundry Song” By Sonam Wangmo from HPeaks on Vimeo.

A tutti quelli che, commentando sulle atroci auto immolazioni dei monaci tibetani hanno affermato che per il Tibet meglio il governo della Cina della teocrazia del Dalai Lama: non sapete che il governo tibetano ha un Parlamento con un primo ministro eletto, Lobsang Sangay, e che l’anno scorso il Dalai Lama ha rinunciato al suo ruolo di capo di governo? Lobsang è un laico, non un monaco, e parla di democrazia come dell’unico mezzo per risolvere la questione fra Cina e Tibet. Prima di parlare a vanvera ci si deve informare. E se proprio uno vuole fare il rivoluzionario, magari anche un po’ di amore verso questa gente non guasterebbe. Perché, per dirla con il Che:

lasciatemi dire che il vero rivoluzionario è guidato da un grande sentimento di amore. È impossibile pensare a una vera rivoluzione che manca di questa qualità. Dobbiamo lottare ogni giorno in modo che questo amore per l’umanità sia trasformato in azione, in atti che servano da esempio, come una forza che smuove.