Era il 23 dicembre 2008, quando Sandro Bondi, allora ministro per i Beni Culturali, e il presidente della Camera Gianfranco Fini in una pomposa cerimonia a Montecitorio inauguravano la mostra dal titolo: “Michelangelo giovane, il crocifisso ritrovato”. E c’erano proprio tutti a quell’inaugurazione: l’esperto d’arte Antonio Paolucci, Roberto Cecchi, allora direttore generale del ministero per i Beni e le Attività Culturali, e Cristina Acidini, Soprintendente del Polo Museale Fiorentino. Allora si spesero parole importanti nei comunicati del Mibac per quell’opera: “La sua eccezionalità consiste sia nelle proporzioni, talmente perfette che la figura è iscrivibile in un cerchio e in un quadrato come il celebre uomo vitruviano; sia nella riproduzione anatomica, che nella qualità scultorea”. Oggi dopo oltre tre anni a rileggerle quelle parole sanno di beffa vista la decisione della Corte dei conti di intervenire sulla vicenda dell’acquisto da parte del ministero del crocifisso ligneo “attribuito” a Michelangelo che varrebbe poche decine di migliaia di euro secondo alcuni esperti, 700mila al massimo secondo altri, ma lo Stato per averlo ha sborsato oltre 3,2 milioni di euro.

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