Federico Bortoli era in sella alla società, che si occupa del potenziamento delle linee metropolitane, dal 2004. Poche settimane fa la relazione impietosa della magistratura contabile sui costi e sui tempi di realizzazione della terza linea di metropolitana
Il bidone metropolitano della linea C di Roma fa cadere la prima testa. E’ quella dell’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli, in carica dal 2004 nella società di proprietà del Comune di Roma che si occupa del potenziamento e della realizzazione delle linee metropolitane. In carica fin dai tempi della giunta Veltroni, sembrava ben saldo alla sua poltrona anche con la giunta Alemanno.
Questo fino a poche settimane fa quando una impietosa relazione della Corte dei conti aveva messo in rilievo come sulla linea della Metro C in costruzione ci fosse stato un aumento esponenziale dei costi, condito da consulenze milionarie, e tempi di realizzazione incerti per progetti che avevano subito troppi fermi. “L’opera risulta non priva di incognite sulla sua complessiva fattibilità – si legge nella relazione – essendosi esauriti anzitempo le risorse per la sua realizzazione integrale”.
Basti dire che per 25 chilometri di percorrimento che vanno dal centro fin fuori il Raccordo anulare, a est della Capitale, i costi della terza linea metropolitana sono saliti a più di tre miliardi di euro che potrebbero lievitare a sei, il triplo rispetto a quanto preventivato. A parlare delle motivazioni che hanno spinto alle dimissioni di Bortoli ci prova il presidente della società capitolina, l’ingegner Giovanni Ascarelli. “Non cita il rapporto della Corte dei conti, ma sicuramente – dichiara Ascarelli – è stata la bocciatura dei magistrati ad averlo addolorato e convinto a lasciare, in un momento di grande stanchezza”.
La relazione della magistratura contabile era stata prima depositata in Parlamento, poi era finita sui giornali, infine una dettagliata inchiesta tv del programma di Rai3 Presadiretta (curata dall’inviata Lisa Iotti) aveva raccontato come i costi dei soli stipendi dei circa 200 dipendenti di Roma Metropolitane ammontino a circa 14 milioni di euro l’anno. Un po’ troppo per una società che non si occupa né della progettazione, né della direzione dei lavori e che si affida per i collaudi ad esperti esterni.
L’ad Bortoli, solo per fare un esempio, aveva percepito fino all’agosto scorso 500mila euro lordi l’anno che si era autoridotto a 380 mila lordi quando Alemanno aveva imposto un tetto ai compensi dei manager che in realtà non toccava quello dell’ad, ma Bortoli aveva deciso autonomamente di decurtarsi lo stipendio.
Intanto il sindaco di Roma fa sapere che “la prossima settimana insieme all’assessore capitolino alla Mobilità, Antonello Aurigemma, vedranno l’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli, e si ragionerà sulle ragioni delle dimissioni, motivate dagli attacchi indiscriminati e ideologici subiti dall’ad contro la realizzazione delle metropolitane e, in particolare, contro l’utilizzo dello strumento del project financing“. Peccato che lo stesso sindaco solo pochi giorni fa, dopo la relazione di 180 pagine della Corte dei conti, aveva dichiarato: “Pensiamo che debba ancora essere fatta un’attenta verifica progettuale perché c’è un’ipotesi di project financing molto onerosa”.