Ieri a Sanremo abbiamo assistito a un altro piccolo trattato di sociologia in tempo reale: la vittoria di Alessandro Casillo nella categoria giovani.
Il successo del 16enne è apparso contemporaneamente inatteso e scontato. Inatteso perché il suo brano È vero che ci sei è apparso il più debole dei quattro, scontato perché Casillo era il favorito naturale viste le regole del gioco e lo era, per certi versi, a prescindere dalla qualità delle canzoni in gara.
Il meccanismo che ha stabilito il vincitore prevedeva una combinazione bilanciata (50% a testa) di televoto e scelte dell’orchestra, ponderate da due ‘golden share’ espressione delle indicazioni della radio e degli utenti su Facebook. L’indicazione della golden share permetteva al ‘premiato’ di saltare in avanti di una posizione. Questo schema rendeva la vittoria di Casillo quasi inevitabile perché il cantante lanciato da Io canto, trasmissione Mediaset condotta da Gerry Scotti (ringraziato personalmente da Casillo; avantieri lo stesso Scotti, su Twitter, paragonò l’esibizione di Goran Bregovic e Samuele Bersani alla Corrida), aveva una base di fan su Facebook di oltre 125mila persone.
Proprio questa enorme mobilitazione potenziale, già ampiamente attivata durante le fasi preliminari di Sanremo Social, è letteralmente esplosa al momento del voto di ieri sera. La popolarità televisiva di Mediaset, il grandissimo seguito sui social media, la naturale propensione al televoto e, ancora di più al ‘mi piace’ ha blindato Casillo che è arrivato primo già prima delle indicazioni provenienti dalle golden share (il suo vantaggio nei confronti del secondo è stato maggiore rispetto alla distanza tra prima e seconda posizione secondo la giuria), assicurandosi la vittoria con la scontatissima preferenza espressa via Facebook.
Per avere un’idea della distanza siderale tra Casillo e gli altri, Marco Guazzone aveva 5.700 fan su Facebook, gli ‘Io ho sempre voglia’ hanno 4.700 fan ed Erica Mou poco più di 2.000. Quando gli ordini di grandezza sono questi, la qualità della canzone diventa una variabile di fatto irrilevante: vince la tifoseria più organizzata.
Questa storia pone questioni sostanziali e non di facile risoluzione. Prima di tutto pone un problema relativo alla musica: è giusto che il vincitore di un premio canoro sia premiato in questo modo? Cosa dobbiamo sperare per la prossima edizione, una professionalizzazione della comunicazione di tutti i musicisti o piuttosto il ritorno a meccanismi di valutazione e voto più tradizionali? E ancora, quanto queste scelte regolamentari sono in realtà funzionali a racimolare interesse, attivazione, ascolto anche di settori del pubblico altrimenti irragiungibili? In sintesi, esistono altri modi per tenere i quindicenni davanti alla tv fino a notte inoltrata per Sanremo?
In secondo luogo evidenzia, ancora una volta, un importantissimo ruolo sociale di una generazione sostanzialmente non rappresentata, non ascoltata, sconosciuta all’opinione pubblica: gli adolescenti. Il successo cinematografico de I soliti idioti era già stato un indicatore di questa tendenza: 10 milioni di incasso ai botteghini dopo il grande successo del format di Mtv e l’ospitata dei due protagonisti proprio a Sanremo, peraltro a ora tarda. Due giorni fa mi ero chiesto per quale motivo fossero stati mandati sul palco dell’Ariston all’una di notte: oggi, osservando la vittoria di Casillo (anch’essa frutto di un televoto aperto intorno alla mezzanotte), tutto mi sembra più comprensibile.
I quindicenni vanno al cinema, stabiliscono il successo e il fallimento di prodotti e da ieri hanno anche dimostrato di avere la forza di vincere Sanremo: per molti, l’emblema del tradizionalismo. Lo fanno quasi sempre con i soldi dei genitori, ma non per questo meritano meno attenzione: al contrario, è del tutto evidente che hanno uno straordinario potere di persuasione.
Ciò è vero in Italia come altrove. Negli Stati Uniti da un paio d’anni splende la stella di Justin Bieber, 17 anni, nel music business da quando ne aveva 13. In molti hanno paragonato Casillo e Bieber, sia per l’aspetto fisico che per il comune successo.
I quindicenni dimostrano di poter dettare l’agenda, almeno quella economico/culturale. E fra tre anni votano: immaginate se si appassionassero a un personaggio politico già oggi…