La stretta creditizia che ha colpito le imprese italiane dopo il crack di Lehman Brothers è stata più intensa nelle aree dove il sistema bancario ha una minore autonomia decisionale. A essere maggiormente penalizzate, però, non sono state le imprese più rischiose e di minori dimensioni. Le banche nazionali hanno privilegiato le imprese più vicine al loro territorio di origine, riducendo l’offerta di credito verso quelle più distanti, anche se grandi e produttive. I vincoli finanziari sono dunque più stringenti per le aziende delle aree finanziariamente meno sviluppate.
di Andrea Filippo Presbitero , Gregory F. Udell e Alberto Zazzaro, 17.02.2012, lavoce.info
L’aggravarsi della crisi dei debiti sovrani in alcuni paesi europei rischia di avere effetti destabilizzanti sui sistemi finanziari nazionali, attraverso un aumento dei rischi di credito e una contrazione della liquidità sul mercato interbancario (Baglioni, A. Il rischio della crisi di liquidità, lavoce.info, 8 Agosto 2011). In questo scenario, in molti temono il verificarsi di una nuova stretta creditizia, dopo quella che ha fatto seguito al fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers nel settembre 2008.
La stretta creditizia in Europa
Nella recente crisi finanziaria, come sempre accade, si sovrappongono effetti di domanda, che allontanano le imprese dai mercati del credito, e effetti di offerta, che spingono le banche a ridurre il volume degli impieghi. Evidentemente, dal punto di vista del policy maker è di fondamentale importanza riuscire a identificare se e in che misura la diminuzione dei prestiti che si osserva nell’aggregato sia il risultato di un’effettiva stretta creditizia da parte delle banche, ovvero di un rallentamento della domanda di credito da parte delle imprese. Tuttavia, la scomposizione, così come la valutazione di quali siano i fattori che possono influenzare la differente intensità delcredit crunch in aree e mercati diversi, pone numerose difficoltà all’economista applicato.
Diverse analisi condotte per valutare gli effetti della crisi finanziaria sulle piccole e medie imprese mostrano che di fatto, nei mesi successivi al fallimento di Lehman Brothers, in Italia e in molti altri paesi europei, si è assistito a una contrazione dell’offerta di credito. (1) Questa sembra aver interessato in special modo le imprese giovani, di minori dimensioni e informativamente più opache, ossia quelle meno in grado di fornire alla banca garanzie solide e informazioni utili per valutare il proprio merito di credito.
L’intensità della stretta creditizia che ha colpito le imprese può dipendere, tra le altre cose, anche dalla struttura gerarchica delle banche che sono presenti nel mercato del credito in cui operano. Come è stato recentemente messo in luce da Ralph De Haas e Neeltje van Horen, “la banche i cui centri direzionali sono distanti dalla loro clientela rappresentano fonti di finanziamento meno affidabili in tempi di crisi”. (2) La distanzafunzionale che separa il centro decisionale della banca dagli sportelli periferici rende più difficile e costosa la raccolta e la gestione delle informazioni di natura informale e non codificata sulla clientela locale. Ciò attenua la capacità delle banche distanti di instaurare rapporti di credito esclusivi e duraturi con le Pmi e rende meno conveniente l’impegno verso questo segmento di clientela. Di conseguenza, in aree in cui il sistema bancario è funzionalmente distante, le condizioni di accesso al credito da parte delle Pmi tendono a essere mediamente più difficili e ci si può attendere che gli effetti di una eventuale stretta da parte delle banche siano relativamente più severi. (3)
Distanza funzionale e credit crunch
In un recente lavoro abbiamo analizzato i dati della “Indagine sulla fiducia delle imprese manifatturiere” pubblicata dall’Isae (e ora dall’Istat) per verificare se durante la crisi le banche italiane abbiano evidenziato una preferenza per la prossimità nell’allocazione del credito. (4) L’indagine è basata su un campione di imprese rappresentativo dell’industria italiana e raccoglie informazioni dettagliate sull’accesso al credito bancario che consentono di isolare gli effetti di offerta da quelli di domanda. Mettendo a confronto i dati a livello di impresa con una misura della distanza funzionale del sistema bancario calcolata a livello provinciale, è possibile mostrare che, nei mesi immediatamente successivi al fallimento di Lehman Brothers, il sistema bancario ha effettivamente contratto in misura significativa l’offerta di credito, e che ciò è avvenuto in maniera più pronunciata nelle province in cui le banche sono funzionalmente distanti. Tuttavia, dai dati dell’Isae non appare confermata l’opinione comunemente condivisa secondo cui la piccola impresa sarebbe stata colpita in maniera più forte dal credit crunch rispetto alle aziende di maggiori dimensioni.
La figura 1 mostra come la distanza funzionale abbia influito sull’intensità della stretta creditizia. Dai grafici emergono due elementi interessanti. Il primo ha a che fare con la dimensione temporale e mostra che, mentre la domanda di credito è rimasta piuttosto stabile prima e dopo il fallimento di Lehman, la risposta del sistema bancario alla crisi di liquidità è stata trasferita immediatamente al settore reale in termini di un maggiorerazionamento del credito. (5)
Il secondo – e più interessante – elemento è legato alle differenze geografiche nell’accesso al credito. In media, durante il periodo considerato, le imprese localizzate nelle province in cui il numero di sportelli di banche funzionalmente distanti è maggiore sono meno propense a domandare credito. Una tendenza opposta si può invece osservare nel tasso di razionamento. Nel periodo appena precedente lo scoppio della crisi, la quota di imprese razionate era pari all’11,6 per cento, sia nelle province il cui sistema bancario era funzionalmente distante, sia in quelle in cui la prossimità delle banche era elevata. Nel primo trimestre dopo il fallimento di Lehman Brothers, la restrizione dell’offerta di credito è osservabile ovunque, ma è significativamente maggiore nelle province in cui maggiore è la presenza di banche distanti. (6)
Figura 1: Domanda e offerta di credito in Italia: 2008:q1 – 2009:q3
Note: Elaborazioni basate su un campione di 3.631 aziende (24.651 osservazioni) estratto dall’Indagine sulla fiducia delle impresa manifatturiere (Isae/Istat). La quote di imprese che hanno richiesto credito bancario (figura a sinistra), e che sono state razionate (figura di destra) sono state calcolate separatamente per le imprese localizzate nelle province in cui il sistema bancario è funzionalmente vicino (l’indicatore di distanza funzionale è minore del 75° percentile della sua distribuzione) e funzionalmente distante (l’indicatore è maggiore del 75° percentile della sua distribuzione). La distanza funzionale è misurata a livello provinciale come rapporto tra gli sportelli nella provincia, pesati ciascuno per il logaritmo della distanza (in chilometri) tra la provincia considerata e quella in cui ha sede legale la banca di cui lo sportello fa parte, e il numero totale di sportelli nella provincia. Fonte: Presbitero, Udell e Zazzaro (2012).
Colpite anche le grandi imprese
Durante la recente crisi globale, i gruppi bancari internazionali hanno mostrato una tendenza a concentrare il proprio portafoglio prestiti verso la clientela domestica (home bias) in risposta a shock negativi alla loro struttura finanziaria. (7)
Analogamente, all’interno del mercato nazionale è possibile che la minore esposizione delle banche distanti verso la clientela locale sia dovuta alla volontà di limitare la contrazione degli impieghi verso le imprese più prossime al territorio di origine della banca (dove è localizzato il proprio centro direttivo). Alternativamente, il più severocredit crunch nelle province dominate da banche distanti potrebbe essere il risultato di un flight to quality, ovverosia di una riallocazione del portafoglio verso la clientela meno rischiosa.
Dall’analisi dei dati dell’indagine Isae/Istat emerge che, nei mercati in cui il sistema bancario è funzionalmente più distante, la stretta creditizia non ha colpito in misura relativamente maggiore le imprese più rischiose, meno produttive e informativamente più opache. Questo è in contrasto con l’opinione prevalente secondo cui il credit crunch ha determinato la riallocazione del portafoglio prestiti dei grandi gruppi bancari a scapito della clientela marginale. Al contrario, sembrerebbe che le banche nazionali abbiano ridotto il credito nelle province più distanti in misura proporzionalmente maggiore, interessando in maniera indiscriminata sia le imprese più grandi e produttive che quelle minori.
Da un punto di vista di policy, ciò evidenzia che la distribuzione del sistema finanziario non è neutrale al processo di sviluppo economico e che, specialmente in tempi di crisi, i vincoli finanziari sono più stringenti per le imprese che operano nelle aree finanziariamente meno sviluppate, a prescindere dalla qualità delle aziende locali.
(1) Si veda Albertazzi, U. e Marchetti, D.J. (2010). “Credit supply, flight to quality and evergreening: an analysis of bank-firm relationships after Lehman”, Working Paper n. 756, Banca d’Italia. E Jimenez, G., Ongena, S., Peydro, J. e Saurina, J. (2011). “Credit supply and monetary policy: identifying the bank-balance sheet channel with loan applications”, American Economic Review, in stampa.
(2) De Haas, R. e van Horen, N. Running for the exit: International banks and crisis transmission, VoxEU, 13 Febbraio 20011.
(3) Alessandrini P., Presbitero A.F. e Zazzaro A. (2009). “Banks, distances and firms’ financing constraints”, Review of Finance 13(2): 261-307.
(4) Presbitero, A.F., Udell, G.F. e Zazzaro, A. (2012). “The home bias and the credit crunch: A regional perspective”, paper presentato al MoFiR workshop on banking
(5) La quota di imprese razionate (ovvero quelle che hanno domandato credito alla banca, ma non lo hanno ottenuto nella quantità richiesta) è aumentata dal 11,6 per cento nel terzo trimestre 2008 al 21,6 per cento nell’ultimo trimestre dell’anno, per aumentare ancora al 25,5 e al 27,5 per cento nel primo e nel terzo trimestre del 2009, rispettivamente.
(6) La quota di imprese razionate è pari al 26,4 per cento (20,9 per cento) nelle province in cui l’indicatore di distanza funzionale è maggiore (minore) del 75° percentile della suo distribuzione provinciale e questa differenza è statisticamente significativa.
(7) Si veda Giannetti, M. e Laeven, L. (2012). “The flight home effect: Evidence from syndicated loan market during financial crises”, Journal of Financial Economics, in stampa. E Popov, A. e Udell, G.F. (2012). “Cross-border banking, credit access, and the financial crisis”, Journal of International Economics, in stampa.
Lavoce.info
Watchdog della politica economica italiana
Economia & Lobby - 19 Febbraio 2012
Se il credito dipende dalla geografia
La stretta creditizia che ha colpito le imprese italiane dopo il crack di Lehman Brothers è stata più intensa nelle aree dove il sistema bancario ha una minore autonomia decisionale. A essere maggiormente penalizzate, però, non sono state le imprese più rischiose e di minori dimensioni. Le banche nazionali hanno privilegiato le imprese più vicine al loro territorio di origine, riducendo l’offerta di credito verso quelle più distanti, anche se grandi e produttive. I vincoli finanziari sono dunque più stringenti per le aziende delle aree finanziariamente meno sviluppate.
di Andrea Filippo Presbitero , Gregory F. Udell e Alberto Zazzaro, 17.02.2012, lavoce.info
L’aggravarsi della crisi dei debiti sovrani in alcuni paesi europei rischia di avere effetti destabilizzanti sui sistemi finanziari nazionali, attraverso un aumento dei rischi di credito e una contrazione della liquidità sul mercato interbancario (Baglioni, A. Il rischio della crisi di liquidità, lavoce.info, 8 Agosto 2011). In questo scenario, in molti temono il verificarsi di una nuova stretta creditizia, dopo quella che ha fatto seguito al fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers nel settembre 2008.
La stretta creditizia in Europa
Nella recente crisi finanziaria, come sempre accade, si sovrappongono effetti di domanda, che allontanano le imprese dai mercati del credito, e effetti di offerta, che spingono le banche a ridurre il volume degli impieghi. Evidentemente, dal punto di vista del policy maker è di fondamentale importanza riuscire a identificare se e in che misura la diminuzione dei prestiti che si osserva nell’aggregato sia il risultato di un’effettiva stretta creditizia da parte delle banche, ovvero di un rallentamento della domanda di credito da parte delle imprese. Tuttavia, la scomposizione, così come la valutazione di quali siano i fattori che possono influenzare la differente intensità delcredit crunch in aree e mercati diversi, pone numerose difficoltà all’economista applicato.
Diverse analisi condotte per valutare gli effetti della crisi finanziaria sulle piccole e medie imprese mostrano che di fatto, nei mesi successivi al fallimento di Lehman Brothers, in Italia e in molti altri paesi europei, si è assistito a una contrazione dell’offerta di credito. (1) Questa sembra aver interessato in special modo le imprese giovani, di minori dimensioni e informativamente più opache, ossia quelle meno in grado di fornire alla banca garanzie solide e informazioni utili per valutare il proprio merito di credito.
L’intensità della stretta creditizia che ha colpito le imprese può dipendere, tra le altre cose, anche dalla struttura gerarchica delle banche che sono presenti nel mercato del credito in cui operano. Come è stato recentemente messo in luce da Ralph De Haas e Neeltje van Horen, “la banche i cui centri direzionali sono distanti dalla loro clientela rappresentano fonti di finanziamento meno affidabili in tempi di crisi”. (2) La distanzafunzionale che separa il centro decisionale della banca dagli sportelli periferici rende più difficile e costosa la raccolta e la gestione delle informazioni di natura informale e non codificata sulla clientela locale. Ciò attenua la capacità delle banche distanti di instaurare rapporti di credito esclusivi e duraturi con le Pmi e rende meno conveniente l’impegno verso questo segmento di clientela. Di conseguenza, in aree in cui il sistema bancario è funzionalmente distante, le condizioni di accesso al credito da parte delle Pmi tendono a essere mediamente più difficili e ci si può attendere che gli effetti di una eventuale stretta da parte delle banche siano relativamente più severi. (3)
Distanza funzionale e credit crunch
In un recente lavoro abbiamo analizzato i dati della “Indagine sulla fiducia delle imprese manifatturiere” pubblicata dall’Isae (e ora dall’Istat) per verificare se durante la crisi le banche italiane abbiano evidenziato una preferenza per la prossimità nell’allocazione del credito. (4) L’indagine è basata su un campione di imprese rappresentativo dell’industria italiana e raccoglie informazioni dettagliate sull’accesso al credito bancario che consentono di isolare gli effetti di offerta da quelli di domanda. Mettendo a confronto i dati a livello di impresa con una misura della distanza funzionale del sistema bancario calcolata a livello provinciale, è possibile mostrare che, nei mesi immediatamente successivi al fallimento di Lehman Brothers, il sistema bancario ha effettivamente contratto in misura significativa l’offerta di credito, e che ciò è avvenuto in maniera più pronunciata nelle province in cui le banche sono funzionalmente distanti. Tuttavia, dai dati dell’Isae non appare confermata l’opinione comunemente condivisa secondo cui la piccola impresa sarebbe stata colpita in maniera più forte dal credit crunch rispetto alle aziende di maggiori dimensioni.
La figura 1 mostra come la distanza funzionale abbia influito sull’intensità della stretta creditizia. Dai grafici emergono due elementi interessanti. Il primo ha a che fare con la dimensione temporale e mostra che, mentre la domanda di credito è rimasta piuttosto stabile prima e dopo il fallimento di Lehman, la risposta del sistema bancario alla crisi di liquidità è stata trasferita immediatamente al settore reale in termini di un maggiorerazionamento del credito. (5)
Il secondo – e più interessante – elemento è legato alle differenze geografiche nell’accesso al credito. In media, durante il periodo considerato, le imprese localizzate nelle province in cui il numero di sportelli di banche funzionalmente distanti è maggiore sono meno propense a domandare credito. Una tendenza opposta si può invece osservare nel tasso di razionamento. Nel periodo appena precedente lo scoppio della crisi, la quota di imprese razionate era pari all’11,6 per cento, sia nelle province il cui sistema bancario era funzionalmente distante, sia in quelle in cui la prossimità delle banche era elevata. Nel primo trimestre dopo il fallimento di Lehman Brothers, la restrizione dell’offerta di credito è osservabile ovunque, ma è significativamente maggiore nelle province in cui maggiore è la presenza di banche distanti. (6)
Figura 1: Domanda e offerta di credito in Italia: 2008:q1 – 2009:q3
Note: Elaborazioni basate su un campione di 3.631 aziende (24.651 osservazioni) estratto dall’Indagine sulla fiducia delle impresa manifatturiere (Isae/Istat). La quote di imprese che hanno richiesto credito bancario (figura a sinistra), e che sono state razionate (figura di destra) sono state calcolate separatamente per le imprese localizzate nelle province in cui il sistema bancario è funzionalmente vicino (l’indicatore di distanza funzionale è minore del 75° percentile della sua distribuzione) e funzionalmente distante (l’indicatore è maggiore del 75° percentile della sua distribuzione). La distanza funzionale è misurata a livello provinciale come rapporto tra gli sportelli nella provincia, pesati ciascuno per il logaritmo della distanza (in chilometri) tra la provincia considerata e quella in cui ha sede legale la banca di cui lo sportello fa parte, e il numero totale di sportelli nella provincia. Fonte: Presbitero, Udell e Zazzaro (2012).
Colpite anche le grandi imprese
Durante la recente crisi globale, i gruppi bancari internazionali hanno mostrato una tendenza a concentrare il proprio portafoglio prestiti verso la clientela domestica (home bias) in risposta a shock negativi alla loro struttura finanziaria. (7)
Analogamente, all’interno del mercato nazionale è possibile che la minore esposizione delle banche distanti verso la clientela locale sia dovuta alla volontà di limitare la contrazione degli impieghi verso le imprese più prossime al territorio di origine della banca (dove è localizzato il proprio centro direttivo). Alternativamente, il più severocredit crunch nelle province dominate da banche distanti potrebbe essere il risultato di un flight to quality, ovverosia di una riallocazione del portafoglio verso la clientela meno rischiosa.
Dall’analisi dei dati dell’indagine Isae/Istat emerge che, nei mercati in cui il sistema bancario è funzionalmente più distante, la stretta creditizia non ha colpito in misura relativamente maggiore le imprese più rischiose, meno produttive e informativamente più opache. Questo è in contrasto con l’opinione prevalente secondo cui il credit crunch ha determinato la riallocazione del portafoglio prestiti dei grandi gruppi bancari a scapito della clientela marginale. Al contrario, sembrerebbe che le banche nazionali abbiano ridotto il credito nelle province più distanti in misura proporzionalmente maggiore, interessando in maniera indiscriminata sia le imprese più grandi e produttive che quelle minori.
Da un punto di vista di policy, ciò evidenzia che la distribuzione del sistema finanziario non è neutrale al processo di sviluppo economico e che, specialmente in tempi di crisi, i vincoli finanziari sono più stringenti per le imprese che operano nelle aree finanziariamente meno sviluppate, a prescindere dalla qualità delle aziende locali.
(1) Si veda Albertazzi, U. e Marchetti, D.J. (2010). “Credit supply, flight to quality and evergreening: an analysis of bank-firm relationships after Lehman”, Working Paper n. 756, Banca d’Italia. E Jimenez, G., Ongena, S., Peydro, J. e Saurina, J. (2011). “Credit supply and monetary policy: identifying the bank-balance sheet channel with loan applications”, American Economic Review, in stampa.
(2) De Haas, R. e van Horen, N. Running for the exit: International banks and crisis transmission, VoxEU, 13 Febbraio 20011.
(3) Alessandrini P., Presbitero A.F. e Zazzaro A. (2009). “Banks, distances and firms’ financing constraints”, Review of Finance 13(2): 261-307.
(4) Presbitero, A.F., Udell, G.F. e Zazzaro, A. (2012). “The home bias and the credit crunch: A regional perspective”, paper presentato al MoFiR workshop on banking
(5) La quota di imprese razionate (ovvero quelle che hanno domandato credito alla banca, ma non lo hanno ottenuto nella quantità richiesta) è aumentata dal 11,6 per cento nel terzo trimestre 2008 al 21,6 per cento nell’ultimo trimestre dell’anno, per aumentare ancora al 25,5 e al 27,5 per cento nel primo e nel terzo trimestre del 2009, rispettivamente.
(6) La quota di imprese razionate è pari al 26,4 per cento (20,9 per cento) nelle province in cui l’indicatore di distanza funzionale è maggiore (minore) del 75° percentile della suo distribuzione provinciale e questa differenza è statisticamente significativa.
(7) Si veda Giannetti, M. e Laeven, L. (2012). “The flight home effect: Evidence from syndicated loan market during financial crises”, Journal of Financial Economics, in stampa. E Popov, A. e Udell, G.F. (2012). “Cross-border banking, credit access, and the financial crisis”, Journal of International Economics, in stampa.
MORTE DEI PASCHI
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.