Sono molto impegnata nella campagna elettorale per le elezioni del sindaco di Londra. Ken Livingstone, Ken il Rosso per le sue idee molto di sinistra, è stato scelto come candidato sindaco attraverso le primarie degli iscritti del Labour party di Londra. Contro di lui, tra gli altri, Oona King, classe 1967, seconda parlamentare nera dopo Diane Abbott. Una donna straordinaria, ora Baronessa nella House of Lords.
Nel partito laburista, per ogni elezione c’è una rosa di candidati (short-listed da un comitato centrale). Questi candidati cominciano una campagna tra gli iscritti, ai quali spetta la scelta finale. Le cose poi in realtà sono più complicate, perché una quota dei voti va ai sindacati, alle associazioni affiliate, ecc. Una volta avvenuta la scelta, il partito si presenta con un candidato unico e lo sostiene.
A me questo meccanismo piace molto. È opportuno notare tra l’altro come questo sistema valga a tutti i livelli, compreso il National Executive Committee (l’esecutivo del partito) e il National Policy Forum (la segreteria, che decide la linea politica).
La vita nei partiti politici è aspra qui, così come in Italia e nel resto del mondo. E lo è perché nei partiti si praticano democrazia, consenso ed esercizio del potere. Ciò che dal di fuori può sembrare inutile (e dannosa?) burocrazia è in realtà a salvaguardia della democrazia.
Confondere la crisi dei partiti con l’antipolitica è un errore. Anche qui parte dell’opinione pubblica critica i partiti. In realtà io credo che la critica ai partiti sia una critica alla sinistra. Mi spiego: qui, come altrove, alcuni discorrono di come il partito laburista si sia staccato dalla società, il cui disagio e la cui partecipazione si esprimono oramai in altri modi. Ad esempio, attraverso `Occupy London‘, o altre manifestazioni di protesta, in grado di produrre un’alternative all’esistente. Ne segue la critica, legittima, ad una sinistra non più `in tune’ con la società.
Di recente, facendo una passeggiata ad Occupy London, quando le tende erano ancora di fronte alla bellissima cattedrale di St Paul, mi sono infuriata di fronte ad un manifesto che invitava a non votare per i candidati Labour o Tory alle elezioni, ma per il candidato del movimento. Proprio Ken, che non si è mai trattenuto dal mettere in discussione i meccanismi del potere, i danni perversi del capitalismo e la troppa connivenza del New Labour con la finanza?
A mio parere partiti e movimenti fanno due mestieri diversi, e ciascuno deve fare bene il proprio affinché la democrazia funzioni.
In un’intervista a Vanity Fair era stato riportato che sono contraria alle primarie, il che è in parte vero: a me piacciono le primarie degli iscritti al partito – o dei `supporter’ – per scegliere i candidati alle elezioni. La mia posizione è sempre stata minoritaria; tuttavia continuo a credere che la crisi dei partiti vada di pari passo con il ruolo crescente dei `vested interests’, interessi di parte, a scapito della politica. Ritengo che i partiti politici servano a costruire uno spazio di libertà dove i cittadini possono unirsi per scegliere legittimamente il futuro del paese. Tutto qui.